L’umore ai tempi del Coronavirus

Se vincesse il senso civico

A parlare è una pediatra che lavora sul territorio e che, insieme ad altri colleghi e colleghe, si è trovata a dover affrontare questa nuova situazione sanitaria relativa al Coronavirus. E lo ha fatto con una “profilassi” davvero interessante che possiamo riassumere con una serie di parole chiave.
La prima è, per l’appunto, “insieme”.
Perché i pediatri di questo territorio hanno deciso in primis che la strategia, i comportamenti, le indicazioni fornite alle famiglie sarebbero state le stesse da parte di tutti conformi alle direttive ricevute. Che i messaggi, le parole utilizzati sarebbero stati gli stessi. A partire proprio dal messaggio che ogni famiglia che interpellasse il proprio pediatra poteva ascoltare nella segreteria telefonica. E che spiegava loro, ad
esempio, di evitare quanto possibile la condivisione della sala d’attesa, prenotando l’eventuale visita: via un piccolo paziente l’altro, migliorando in questo modo anche l’attenzione e il tempo del medico per ognuno. Comunicando, sempre a mezzo telefono, alle famiglie più volte durante la giornata tutte le informazioni necessarie a meglio comprendere e affrontare l’emergenza.
La seconda è “fiducia”.
Quella che questo approccio ha ulteriormente confermato da parte delle famiglie nei confronti dei pediatri. I genitori da subito hanno manifestato in molteplici modi attenzione al momento e al carico di lavoro. Mal di pancia, brufolini, cagotti e quant’altro, sono diventati meno preoccupanti forse, in virtù di una presa di coscienza dell’importanza della situazione.
Fiducia nel ruolo fondamentale dell’Istituzione, in questo caso medica. Di cui si ha bisogno e per la quale si nutre rispetto quando la si avverte presente, responsabile, seria, affidabile (se vi viene in mente la disobbedienza tutta eporediese all’ordinanza della Regione Piemonte di lunedì 24 avete fatto centro).
La terza è “alt”.
Mai come in questi giorni (può apparire paradossale, ma non lo è) gli ambulatori dei nostri pediatri sono stati poco affollati, in virtù di quanto detto sopra, ovvero del ricorso ad essi solo se davvero necessario. Pensando finalmente anche “all’altro”, in questo caso a un altro bambino o bambina che magari ha più bisogno di cura e attenzione. E soprattutto scoprendo che si può anche rallentare. Scuole, palestre, corsi di ogni tipo e specie, tutto chiuso per un po’. Tempo che torna, che si riscopre, che si ritrova. Per se stessi e per i propri figli. Per dedicare un pensiero a chi lavora in ospedale, in Pronto Soccorso, a chi risponde ai centralini a chi salta i riposi e le ferie per garantire un servizio. E andrebbe rispettato in modo quasi sacro (vi è di nuovo venuta in mente la disobbedienza di cui sopra? Bravi).
Chi l’avrebbe detto che anche il Corona Virus, a saperlo guardare, aveva un lato buono?

Stiamo a vedere. Se non tutto il virus vien per nuocere, se il buon virus si vede dal mattino, se un tampone fa primavera….

esse vi