Mal d’aria

Nel 2017 a Ivrea sono stati 45 i giorni di sforamento di polveri sottili; il Comune non si è ancora adeguato al Protocollo Antismog (avrebbe dovuto entro il 30 ottobre) e ha aperto un confronto con la Regione per far sì che la centralina di Bellavista, e non quella di Leinì, venga utilizzata per la lettura dei dati sull’inquinamento

Presto o tardi c’è da scommettere che l’inquinamento dell’aria tornerà a far parlare di sé, così com’è stato il mese scorso a Ivrea.
Dal 21 al 31 ottobre, infatti, la soglia massima giornaliera imposta dalla legge a protezione della salute dell’uomo era stata ampiamente superata in città (sforamento del PM10 ), ma i dati erano stati contestati dall’amministrazione comunale, facendo nascere una discussione, tutt’ora insoluta, attorno alla centralina di rilevamento di Bellavista, ma andiamo con ordine.

Cosa vuol dire, innanzitutto, PM10?

PM è un acronimo dei termini Particulate Matter e serve per identificare le dimensioni delle particelle che costituiscono il particolato, ovvero l’insieme delle sostanze sospese in aria solide e liquide, con un diametro da un milionesimo di millimetro a mezzo millimetro. Polveri talmente fini e sottili da poter penetrare nell’organismo umano, talvolta arrecando danni. Nella scala delle classificazioni del particolato presente nell’aria, PM10 è il formato di particelle con diametro inferiore a un centesimo di millimetro (10 micrometri), ovvero una polvere che può essere respirata ed è quindi in grado di raggiungere naso e laringe; le particelle tra i 5 e i 2,5 micrometri riescono a depositarsi nei bronchi polmonari.

I dati su Ivrea: raddoppiato lo sforamento rispetto allo scorso anno

Proprio per salvaguardare la salute umana, questo particolato (il PM10) non dovrebbe, per legge, superare il limite consentito di 50 microgrammi per metro cubo. Stando ai dati a disposizione di Legambiente Piemonte questo “paletto” sarebbe stato infranto 23 volte lo scorso anno, precisamente nel periodo che va dal 1° gennaio al 23 novembre 2016. Considerando lo stesso intervallo temporale, il 2017 avrebbe registrato 45 giorni di sforamento.
I dati sono evidentemente negativi, ma per quale ragione contiamo i giorni di sforamento? Il motivo è contenuto nel “Protocollo antismog”, un accordo siglato tra le regioni del Nord Italia e che il comune d’Ivrea avrebbe dovuto recepire e adeguare entro il 30 ottobre. Ad inizio novembre 29 comuni su 44 in Piemonte non avevano ancora preso in carico il Protocollo, tra cui la stessa Ivrea, che attualmente sembra intenzionata a disobbedire a questa richiesta. Per quale motivo?

La contestata centralina di rilevamento

Il Protocollo Antismog, in base al numero di giorni consecutivi di sforamento di determinati valori di PM10, prevede che vengano fatte scattare delle misure precauzionali per tutelare la salute umana (tra cui il blocco parziale del traffico) ed è proprio sulle modalità di rilevamento del PM10 che a Ivrea, ad inizio novembre, si è aperta la discussione.
Per poter prendere provvedimenti immediati e per poter sottostare ai vincoli del Protocollo Antismog è necessario fare affidamento alle centraline di rilevamento di ultima generazione, dette di tipo “Beta”. Queste centraline permettono un monitoraggio costante, puntuale, giorno per giorno, a differenza di vecchie centraline basate su una tecnologia tradizionale che richiedono una verifica manuale, in loco e che viene, di solito, effettuata ogni 8-10 giorni. La centralina di Bellavista, ad Ivrea, rientra, purtroppo, in questa seconda categoria e al fine di non invalidare il Protocollo l’Arpa preleva i dati giornalieri direttamente da quella di Leinì (di tipo Beta), come per altro stabilito dallo stesso Protocollo Antismog.
La rivendicazione per una centralina di rilevazione immediata è “importante” e il Comune ha ragione a rivendicarne la sostituzione. Bloccare il traffico di una città come Ivrea non è cosa da poco: i mezzi pubblici non abbondano ed è sufficiente che un tratto di strada sia soggetto a “lavori in corso” per paralizzare l’intera viabilità cittadina, soprattutto nelle ore di punta. Dati i disagi che si verrebbero a creare è più che comprensibile che il Comune abbia chiesto alla Regione che, se proprio il Protocollo dev’essere attuato, che almeno venga fatto secondo dei dati locali e non vincolati alla centralina di Leinì.
Ciònondimeno va ricordato che questo Protocollo non mira esclusivamente a limitare il traffico, ma prevede anche altre misure più “strutturali”, in quanto è ovvio che il blocco del traffico costituirebbe esclusivamente una soluzione temporanea al problema dell’inquinamento.

Al di là della rivendicazione della centralina a breve termine alcuni dubbi rimangono: dubbi su quanto sia stato fatto per limitare i danni dei gas di scarico delle automobili, dubbi su quanto per incentivare il trasporto pubblico, dubbi se il Comune abbia mai voluto aprire una seria discussione sulla viabilità eporediese e, infine, dubbi sulla promozione del trasporto su bicicletta.
Responsabilità del Comune? Negligenza dei cittadini? Mancanza di una cultura ambientalista? Le ragioni sono tante, ma l’aria che respiriamo una sola.
E al “Giretto d’Italia” classificarsi venticinquesimi su un totale di 27 città partecipanti per capire quale città si serva più della bicicletta per spostarsi fa capire una cosa: nella lotta contro l’inquinamento sarà tutta una strada in salita.

Andrea Bertolino