Manital: gloria e miseria di un’azienda “orgoglio canavesano”

Cresce la tensione in Manital: stipendi non pagati, crisi di liquidità, rischio di amministrazione controllata. L’azienda rassicura sulla tenuta, forte dei 17 milioni di crediti verso la pubblica amministrazione, ma sindacati e lavoratori tengono alta l’attenzione su una situazione che potrebbe precipitare.

Manital nasce a Ivrea nel 1993 come “Manital Società Consortile per i servizi integrati”. Oggi dove un po’ di inglese è d’obbligo si definisce un “solution provider di servizi di facility management”, che tradotto vuole dire fornitore di tutti quei servizi “collaterali” per le aziende e la pubblica amministrazione: dalla gestione e la manutenzione di edifici e impianti, alle pulizie civili e industriali, dalla cura delle aree verdi ai servizi di portineria, e molto altro.
Tra il 1995 e il 1997 Manital acquisisce da Finmeccanica e Olivetti rami d’azienda dedicati a questi servizi (è l’esternalizzazione). Nel 2001 nasce ManitalIdea Spa, “Ingegneria dell’Efficienza Aziendale” (un motto fascinoso) che diventa la capofila del consorzio. Nel 2009 e 2011 Manital si aggiudica rispettivamente le convenzioni Consip FM2 e FM3 per la gestione di immobili ad uso ufficio delle Pubbliche Amministrazioni. Nel 2012 si aggiudica un’ulteriore Convenzione Consip questa volta per l’affidamento di un “Multiservizio Tecnologico Integrato con fornitura di Energia” per gli immobili adibiti ad uso sanitario.
Questo riassunto sommario dà l’idea della crescita ampia e veloce del gruppo e dei suoi dipendenti che sono oggi 10.000 in tutt’Italia tra la capofila ManitalIdea e le aziende consorziate, di questi circa 1.200 sono in Piemonte e circa 120 sulla sede di Ivrea.

La crisi aziendale: dal ritardo dei pagamenti alle multe dell’antitrust passando per investimenti controversi

La sede legale di Manital a Ivrea

La crescita del fatturato verso la pubblica amministrazione con la vincita delle grandi gare Consip ha portato Manital ad un’importante esposizione finanziaria a causa di quella parte di Pubblica Amministrazione cattiva pagatrice. Manital ha infatti un credito verso diverse amministrazioni pubbliche di 17 milioni, di cui 11 milioni da un unico ministero, quello dell’istruzione (per i servizi nelle scuole e università).
Al buco per i crediti che Manital non riesce ad incassare, si deve aggiungere la maxi-multa dell’antitrust per “accordo anticoncorrenziale” (cartello) tra Manital e altre sette società finalizzato alla spartizione del mega-appalto Consip FM4 del valore di 2,7 miliardi di euro. Il totale della multa per tutte le aziende del cartello è di quasi 235 milioni di euro, la sanzione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per Manital è superiore ai 33 milioni (33.396.928,71 per la precisione).
In mezzo a questa situazione complessa e complicata, Manital decide di lanciarsi in investimenti “alternativi”. Nel 2011 compra all’asta il Castello di Parella per 1 milione e 200mila euro e poi investe 30 milioni per la ristrutturazione. Una mossa opportuna? A guardare il quadro odierno, con i lavoratori che non vengono pagati per mancanza di liquidità, si direbbe proprio di no. E anzi i dubbi e le perplessità sul tipo e valore dell’investimento c’erano fin dall’inizio, anche se al tempo Manital non era ancora in questo stato di crisi finanziaria, quell’acquisto ai più sembrava veramente un azzardo.
Basterebbe molto meno per mettere in crisi un’azienda. E come sempre a pagare il prezzo delle crisi imprenditoriali e di sistema sono i lavoratori e le lavoratrici.

La crisi dei lavoratori: niente stipendi da luglio

Ad oggi la maggior parte dei dipendenti Manital non prende lo stipendio da luglio, ma continua a lavorare per non perdere la commessa. Si tratta dei lavoratori impiegati nei servizi per la pubblica amministrazione (Inps, Agenzia entrate, scuole, …). Solo i dipendenti che lavorano per le aziende private, che pagano nei tempi previsti, hanno ricevuto lo stipendio di settembre. Vi è quindi anche un problema di differenza di trattamento fra i lavoratori.
Fino a qualche mese fa Manital riusciva a pagare i dipendenti e i fornitori grazie ai prestiti bancari ricevuti in cambio della cessione del credito verso la pubblica amministrazione, ma con il protrarsi del tempo anche gli istituti finanziari hanno chiuso i rubinetti e si avvicina lo spettro dell’amministrazione controllata per insolvenza. C’è già stata un’udienza presso il Tribunale di Ivrea i cui esiti non sono ancora noti. Il tribunale eporediese pare stia verificando l’arrivo di nuovi possibili investitori come da dichiarazioni dell’azienda sui media. C’è però scetticismo fra lavoratori e sindacati, sembra più che altro un modo dell’azienda per prendere tempo. E nel mentre, come già ventilato, il caso verrà spostato al Tribunale di Torino.
Cresce quindi giustificata la tensione e rabbia dei lavoratori per dover assistere per l’ennesima volta alla crisi di un’azienda alla quale nulla mancava per essere sostenibile e svilupparsi se solo avesse avuto una guida attenta all’equilibrio finanziario e al bene generale di tutti gli attori, primi fra tutti i lavoratori. “Il drammatico precipitare della situazione è purtroppo in linea con quanto successo negli ultimi anni, con un’azienda cresciuta a dismisura ma con basi fragili, grandi ambizioni – anche personali – e una gestione molto disinvolta. In questo momento la priorità è garantire il sostentamento economico ai lavoratori, molto più complicato sarà pensare alle prospettive di Manital, così come doveroso sarà comunque accertare le responsabilità del disastro di un’azienda che in questi anni soprattutto ad Ivrea ha goduto di un credito ingiustificato.”, dichiara Federico Bellono della Cgil Torino che ben conosce questa realtà eporediese.

Cadigia Perini