Migranti: la realtà del territorio contro le narrazioni xenofobe

Con la chiusura del CAS (Centro Accoglienza Straordinaria) dell’hotel Eden di Ivrea, la gestione dell’accoglienza passa (quasi) completamente sotto il controllo di enti del territorio: un’opportunità per dimostrare che sono possibili integrazione e valorizzazione della presenza dei migranti

Pochi giorni prima che al ministero dell’Interno si insediasse Salvini (e che, dopo il balletto per il governo, ricominciasse a tuonare contro “gli ultimi degli ultimi” e contro chi cerca di salvare vite umane nel Mediterraneo, incurante del doppio naufragio con decine di vittime e dell’omicidio in Calabria di un sindacalista dei migranti braccianti, avvenuti in questi giorni), nell’Eporediese il Consorzio In.Re.Te., nell’annunciare l’avvenuto “svuotamento” dell’hotel Eden di Ivrea, ha presentato “una fotografia dell’accoglienza* dei richiedenti protezione internazionale nel territorio dei 51 Comuni che sono associati nel Consorzio per i servizi sociali di Ivrea.
Il passaggio dei rimanenti 54 ospiti del Centro Accoglienza Straordinaria (CAS) presso l’hotel Eden (dove per un lungo periodo sono stati ospitati fino a 90 migranti), insieme a quello di 7 di Alice Superiore, al sistema di accoglienza diffuso sul territorio controllato dal Consorzio InReTe, è un importante risultato per la qualità delle relazioni e le conseguenti possibilità di integrazione nelle realtà locali. Un passaggio che, assicurano le responsabili del Consorzio InReTe, è avvenuto «tenendo conto nelle ricollocazioni, del Paese di provenienza, del genere e della presenza di nuclei familiari, della lingua conosciuta (anglofoni e francofoni), dell’orientamento religioso e del mantenimento dei percorsi formativi e lavorativi».
Un passaggio che rappresenta anche un traguardo per InReTe che (dopo una lunga gestazione del passaggio dalla Prefettura di Torino al Consorzio eporediese attraverso un protocollo sottoscritto nel gennaio 2017, avviato poi nel luglio scorso) arriva ora a gestire, attraverso sette “enti gestori” (le cooperative MaryPoppins, Pollicino, L’accoglienza, Argonauti e Valdocco, l’associazione Mastropietro e la srl Agathon), praticamente tutta “l’accoglienza straordinaria” di 308 persone in 32 dei 51 Comuni del Consorzio. Restano nel territorio ancora 20 (14 a Quagliuzzo e 6 a Colleretto Giacosa) ex ospiti dell’hotel Eden in un CAS gestito ancora dalla Prefettura, mentre altri 137 richiedenti protezione internazionale sono inseriti, o stanno per esserlo, nello SPRAR (Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati) che viene gestito dai Comuni (da molti anni a Ivrea, Borgiallo e Colleretto Castelnuovo, più recentemente ad Alice e prossimamente anche a Borgofranco, Burolo e Cossano).
Tra CAS e SPRAR un totale di 465 migranti in un territorio nel quale, secondo le ripartizioni nazionali, è prevista la disponibilità a ospitare fino a 520 persone.
Quando, nel 2016, la logica emergenziale dilagava di fronte ai grandi numeri dei migranti in arrivo, la richiesta avanzata a Ivrea e nell’Eporediese di una gestione meno calata dall’alto, aveva trovato nella proposta della gestione attraverso il Consorzio per i servizi sociali il mezzo per realizzare un’accoglienza più attenta alle relazioni sociali, ad evitare disagio e contrasti favorendo processi di integrazione e valorizzazione dei nuovi arrivati. E, anche, un miglior controllo sulla gestione che veniva attuata da società e cooperative.
Oggi, pur con tutte le difficoltà, i ritardi e le carenze, l’eliminazione delle grandi concentrazioni, la diffusione dell’accoglienza in modo sostanzialmente proporzionato alle dimensioni dei vari Comuni e il monitoraggio sull’attività degli “enti gestori”, sono indubbiamente risultati importanti. Così come la determinazione degli standard richiesti agli enti per una “buona accoglienza”, con l’indicazione di limiti (non più di sei persone per alloggio e non più di un appartamento in uno stesso condominio, non più di trenta ospiti in residenze collettive) e di obblighi (individuare percorsi formativi, a cominciare dall’insegnamento della lingua italiana, e attività integrative), diventano essenziali per favorire processi di integrazione e di relazione. E per cercare di riportare alla ragione i venti di odio xenofobo che oggi soffiano nel nostro paese, come in larga parte del mondo.
Un risultato non secondario della gestione più vicina al territorio è la possibilità di conoscenza più precisa della realtà locale e la “fotografia dell’accoglienza* presentata il 29 maggio scorso dalla responsabile di questa attività del Consorzio InReTe (Maria Grazia Binda, insieme alla presidente Ellade Peller e alla direttrice Patrizia Merlo), rappresenta forse il miglior antidoto alle narrazioni strumentali e alle vere e proprie leggende metropolitane con le quali viene alimentato l’odio degli ultimi contro “gli ultimi degli ultimi”.
Una fotografia che, seppur aggiornata a tre mesi fa (prima della chiusura dell’hotel Eden e dell’aumento di persone gestite dal Consorzio), consente di comprendere un po’ di più la situazione dei migranti nella nostra zona, di verificare risultati e limiti dei processi di integrazione e di immaginare percorsi di valorizzazione di questa, seppur modesta, crescita della popolazione locale.
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*Alcuni dati relativi al periodo 1 luglio 2017 – 28 febbraio 2018
I richiedenti protezione internazionale nel territorio del Consorzio InReTe:
–  92% maschi
– quasi il 70% tra i 19 e i 28 anni di età
– provenienti, nell’ordine, da: Nigeria, Senegal, Mali, Costa d’Avorio, Gambia, Ghana e Pakistan
– con una permanenza media di 20 mesi (i tempi della Commissione per la procedura di accettazione o respingimento della richiesta sono tra 1,5 e 2 anni)
– 62 iscritti a percorsi scolastici (46 per la licenza media, 16 alle scuole superiori)
– 227 frequentanti corsi di lingua italiana presso il CPIA [Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti], in 239 all’interno dei CAS e in 12 iscritti ad altri corsi
– 50 iscritti a corsi di formazione professionale (prevalentemente nel settore della cucina, di operatore in strutture ricettive, in sartoria, in agricoltura e apicoltura)
– 44 partecipanti a tirocini formativi (prevalentemente nel settore agricolo e in quello della ristorazione)
– 384 coinvolti in attività di volontariato in nove Comuni (Tavagnasco, Settimo Vittone, Montalto Dora, Ivrea, Cascinette, Banchette, Rueglio, Samone e Chiaverano hanno stipulato una convenzione per l’attività di volontariato).