Mozione al Consiglio comunale: Stop esportazione di armi all’Arabia Saudita

Le associazioni eporediesi per la pace, il disarmo, l’antifascismo e l’accoglienza, tornato a sollecitare il Consiglio comunale di Ivrea su un tema internazionale dove le comunità locali possono giocare un ruolo attivo facendo pressione verso il governo nazionale perché assuma una posizione coerente con la nostra Costituzione. Dopo la campagna “Italia ripensaci” per la firma del trattato per la messa al bando delle armi nucleari, si chiede oggi che si interrompano le esportazioni di armi all’Arabia Saudita e a tutti i Paesi coinvolti nel conflitto armato in Yemen.

Art. 11 Costituzione Italiana. L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

La guerra in Yemen è una guerra ignorata dai più, anche Italia che pure ne è indirettamente coinvolta. Le prove raccolte in Yemen, infatti, documentano che alcuni resti delle bombe esplose in zone civili, su case e villaggi con bambini, portano il codice A4447 che riconduce a una fabbrica di armi in Sardegna, la RWM. Sfuma anche l’ipotesi di una riconversione che metta fine all’abominio di fabbricare armi che uccidono i bambini, e si complica anche sul piano diplomatico il cammino verso la pace nello Yemen. La RWM ITalia S.p.A. è una fabbrica di armamenti che fa parte del conglomerato industriale tedesco della Rheinmetall. La principale attività è la produzione di sistemi antimine, munizioni e testate di medio e grosso calibro. La compagnia ha sede legale a Ghedi (Brescia) e stabilimento produttivo a Domusnovas, in provincia di Carbonia- Iglesias. L’utilizzo di ordigni della serie MK da 500 a 2000 libbre di fabbricazione italiana da parte dell’aviazione saudita è confermato dal Rapporto finale del gruppo di esperti sullo Yemen, commissionato dall’Onu. Di fronte a molteplici rapporti che indicano la condotta spericolata della coalizione guidata dall’Arabia Saudita nello Yemen, il governo italiano continua a fornire armi all’Arabia Saudita e ad altri membri della sua coalizione. Continuando a fornire armi all’Arabia Saudita per l’uso in Yemen, l’Italia sta violando la legge internazionale.
Secondo le Nazioni Unite tra il 26 marzo 2015 e il 9 agosto 2018 sono state ben 17.062 le vittime civili, tra cui oltre 10.400 mila causate dagli attacchi aerei della Coalizione a guida saudita.
Save the Children, che denuncia la morte di 85.000 bambini per fame o malattie tra l’aprile 2015 e l’ottobre 2018, chiede di fermare immediatamente l’esportazione, la fornitura e il trasferimento di materiali di armamento alla Coalizione Saudita, armi che uccidono i bambini yemeniti e che quando anche sopravvivono, distruggono il loro futuro. «Non possiamo renderci complici della morte di migliaia di civili inermi e di bambini, vendendo armi a Paesi che violano palesemente il diritto internazionale e i diritti dei bambini».
E Amnesty International denuncia «I civili stanno sopportando il peso di questo sanguinoso conflitto. Intrappolati nei combattimenti a terra tra gli huthi e le forze filogovernative, e sotto il fuoco dei bombardamenti da parte delle forze della coalizione guidata dall’Arabia Saudita, uomini, donne e bambini sono stati sottoposti a orribili violazioni dei diritti umani, nonché a crimini di guerra, da tutte le parti coinvolte nel conflitto.»

La mozione presentata al presidente del Consiglio Comunale di Ivrea, Diego Borla

“Stop bombe per la guerra in Yemen”

premesso che

La guerra in Yemen, che da quattro anni una coalizione di Paesi arabi, guidata dall’Arabia Saudita, combatte contro i ribelli sciiti houthi sostenuti dall’Iran, ha causato oltre centomila morti, con 85.000 bambini morti per fame o malattie gravi.
Che, come affermato dalla risoluzione del Parlamento europeo del 4 ottobre 2018:

  • più di 22 milioni di persone necessitano di sostegno umanitario; le persone in condizioni di insicurezza alimentare sono più di 17 milioni e, di queste, oltre otto milioni versano in uno stato di grave insicurezza alimentare e rischiano di morire di fame;
  • vi sono ragionevoli motivi per ritenere che tutte le parti implicate nel conflitto nello Yemen abbiano commesso crimini di guerra e utilizzato armi pesanti in zone edificate e densamente abitate, attaccando anche ospedali;
  • dal marzo 2015 più di 2500 bambini sono stati uccisi, oltre 3500 sono stati mutilati o feriti e un numero crescente di minori è stato reclutato dalle forze armate sul campo.

considerato che

  • nonostante le istanze della società civile e le risoluzioni del parlamento europeo, l’Italia continua ad autorizzare l’esportazione di materiali di armamento (in particolare bombe RWM MK82) verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti;
  • con la vendita di armi si alimentano, direttamente o indirettamente, crimini di guerra e altre gravi violazioni dei diritti umani;
  • il ripudio della guerra è parte costitutiva della nostra Repubblica.

ritenendo che

è a partire dalle città che si costruiscono reti vitali di giustizia e pace tra i popoli, come da invito rivolto l’anno scorso dalla città di Assisi a tutti i comuni italiani, perché inoltrino al Governo italiano la richiesta di non rendersi complice della guerra in Yemen, approvando perciò la presente mozione (approvata all’unanimità dal Consiglio Comunale di Assisi, seguito da altri comuni come Cagliari, Bologna, Verona, Roma).

il Consiglio Comunale di Ivrea si impegna e impegna il Sindaco e la Giunta

  • a promuovere ogni azione perché governo e parlamento italiano diano attuazione ai principi costituzionali e alle risoluzioni del parlamento europeo, vietando l’esportazione di armi destinate all’Arabia Saudita e a tutti i Paesi coinvolti nel conflitto armato in Yemen;
  • a sollecitare l’attuazione della legge 185/90 (divieto di vendita di armi italiane a paesi in guerra e dittatoriali), con riferimento anche alle specifiche disposizioni e obblighi in materia di riconversione delle fabbriche di armi e del Trattato Internazionale sul Commercio di Armamenti, poiché non è accettabile che, ancora oggi, interi territori del nostro Paese (come il Sulcis Iglesiente) siano consegnati al ricatto tra il lavoro assicurato dalla filiera delle armi e il rischio della disoccupazione.

Centro Gandhi, Centro Documentazione Pace, Emergency, Mir Ivrea, Good Samaritan, Anpi,
Osservatorio migranti, Pax Christi, CISV Albiano, Fraternità di Lessolo.

Ivrea, 1 marzo 2019