No alla guerra

Intervento del presidente nazionale del MIR, Pierangelo Monti

Un cordiale saluto a tutte/i. Porto il saluto da parte di Mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea e già presidente di Pax Christi, che ho incontrato ieri.

Il MIR- Movimento Internazionale Riconciliazione è onorato e lieto di portare avanti con le vostre organizzazioni la campagna “Italia ripensaci” per l’adesione dell’Italia al Trattato ONU di messa al bando delle armi atomiche e quindi per l’abolizione di queste orrende armi dal territorio italiano. Questo è senz’altro il primo passo da fare per scongiurare la più grande catastrofe che possa capitare all’umanità. Ogni essere umano e ogni popolo lo sa e dovrebbe insorgere contro il permanere di queste armi, mentre alcuni cinicamente insistono nel giustificare la loro presenza e nel presentare come possibile il loro uso, cioè il massacro di milioni di persone. La possibilità di lanciare armi nucleari dalle basi Nato in Italia su città “nemiche” dovrebbe farci insorgere. Dobbiamo sottolineare la contrarietà della grande maggioranza degli italiani sulla presenza di armi nucleari in Italia. Cambiano i governi e i parlamenti ma le armi nucleari sono lì nelle basi NATO di Ghedi e Aviano. E’ vergognoso che in democrazia il popolo non sia ascoltato.

Ci stiamo rendendo conto che la malvagità, l’orgoglio, la stupidità e la sete di potere possono portare a decisioni folli, a genocidi, a guerre totali, a devastazioni immani, in una spirale che neanche i potenti riescono più a controllare.

La guerra in Ucraina è l’ultima dimostrazione di questa follia. E contro questa follia andiamo a manifestare in tutte le città italiane ed europee il 24-25 febbraio, a un anno dall’invasione militare russa dell’Ucraina.

Come noi presidenti di 48 organizzazioni cattoliche ed ecumeniche scrivemmo in vista della grande manifestazione per la pace a Roma il 5 novembre scorso, quando anche il qui presente Card. Zuppi scrisse una gradita lettera ai manifestanti, così dovremmo scrivere anche oggi un appello perché si fermi la guerra, tutte le guerre e si investano le energie umane ed economiche per una soluzione nonviolenta di questo e di ogni conflitto, smettendo di avere mire di vittoria nella guerra contro gli altri. La pace, che tutti a parole vogliono, non si raggiunge con le armi, uccidendo, distruggendo e negando ogni dialogo con il nemico. Dopo un anno di guerra bisogna cambiare! Perché è chiaro che con le armi non può venire la pace.

Noi crediamo e diciamo che la via di risoluzione dei conflitti è quella della nonviolenza. E’ la via indicata dalle testimonianze storiche di resistenza nonviolenta, come quella del popolo danese sotto il nazismo, del gruppo della Rosa Bianca in Germania, quella dei cecoslovacchi nella primavera di Praga, quella di Solidarnosc in Polonia. E’ la via insegnata dai maestri della nonviolenza: Leone Tolstoi in Russia, il Mahatma Gandhi e Khan Abdul Ghaffar Khan in Sudafrica e in India, Martin Luther King negli Stati Uniti, e poi Dietrich Bonhoeffer, Don Milani, Don Primo Mazzolari, fino ad arrivare al Santo Padre Papa Francesco, che ogni giorno fa capire cosa direbbe e farebbe Gesù al giorno d’oggi. Perché questa è la domanda d’obbligo per chi si dice credente in Gesù Cristo: cosa direbbe e farebbe lui nei conflitti di oggi?

Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata della pace del 1° gennaio 2017, per la quale scelse lo slogan “nonviolenza come stile di una politica di pace”, scrisse: “Gesù tracciò la via della nonviolenza, che ha percorso fino alla fine, fino alla croce, mediante la quale ha realizzato la pace e distrutto l’inimicizia” “Che siano la carità e la nonviolenza a guidare il modo in cui ci trattiamo gli uni gli altri nei rapporti interpersonali, in quelli sociali e in quelli internazionali. Dal livello locale e quotidiano fino a quello dell’ordine mondiale, possa la nonviolenza diventare lo stile […] della politica in tutte le sue forme”.

Sarebbe cosa buona e giusta, ascoltare insieme in incontri ecumenici il testo evangelico del cap. 5 di Matteo che si leggerà domani nelle chiese cattoliche: “amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano. Io vi dico di non opporvi al malvagio; … a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due”. Oggi c’è una guerra, in aggiunta a tutte le altre decine nel mondo, che vede ammazzarsi tra loro esseri umani, dei cristiani. Principalmente, ma non solo, per decidere dove porre il confine tra Russia e Ucraina. Com’è possibile? Cosa direbbe Gesù? cosa direbbe Tolstoi, che insisteva sulla non resistenza al male? Cosa invece pensano, dicono e fanno i russi e gli ucraini, i leaders religiosi ortodossi russi e ucraini? Purtroppo il cammino da ovest ad est delle assemblee ecumeniche europee partito da Basilea nell’89 e passato da Graz nel 97, si è fermato a Sibiu nel 2007. Si sente la mancanza di una tappa successiva che avrebbe potuto essere in Ucraina.

Proviamo a sognare una assemblea ecumenica europea a Kiev, improntata alla riconciliazione, una riconciliazione tra cristiani, anche della stessa confessione (ortodossa). Vorrei che partisse dall’Italia dalle chiese la proposta di fare un’assemblea.

In Russia e in Ucraina c’è chi ai vertici delle chiese da scandalo per le prese di posizione contrarie al Vangelo, ma c’è anche chi ha il coraggio di seguire l’insegnamento di Gesù e di disobbedire all’ordine di andare a uccidere, obietta contro la guerra e per questo viene arrestato o deve fuggire. Per loro esprimiamo solidarietà e chiediamo che siano accolti nei paesi europei come rifugiati per motivi politici, perché l’obiezione di coscienza è un diritto riconosciuto dalle norme internazionali. Così il MIR con altre organizzazioni porta avanti la Campagna di obiezione alla guerra.

Pierangelo Monti, presidente MIR Italia