“Non ci si accorge che stanno per chiudere un ospedale, perché l’ospedale viene chiuso un pezzetto alla volta”

Più di 200 persone alla serata sul tema della sanità promossa da Nuovi Equilibri Sociali, Unione Popolare e Nuova Direzione. Presenti in serata anche i registi del film proiettato “C’era una volta in Italia” Federico Greco e Mirko Melchiorre

È il 1972 e Salvador Allende, presidente del Cile, parla alle Nazioni Unite: «Ci troviamo di fronte ad un vero scontro frontale tra le grandi corporazioni internazionali e gli Stati. Questi subiscono interferenze nelle decisioni fondamentali, politiche, economiche e militari da parte di organizzazioni mondiali che non dipendono da nessuno Stato. Per le loro attività non rispondono a nessun governo, e non sono sottoposte al controllo di nessun Parlamento e di nessuna istituzione che rappresenti l’interesse collettivo».
È il 19 novembre 2020 e mentre pandemia e DPCM imponevano all’Italia di “stare a casa” un gruppo di cittadini occupava l’ospedale Vittorio Cosentino a Cariati, chiuso da tempo.
È, infine, il 7 febbraio 2023 e in una sala gremita di persone che hanno appena finito di vedere il docu-film “C’era una volta in Italia” prende la parola Giuseppe Summa, segretario del sindacato infermieristico Nursid di Torino e molto attivo a Ivrea: «A Ivrea abbiamo perso 20 posti letto di medicina e 5 posti letto per chirurgia. Abbiamo 200 medici in meno e mancano all’appello 109 infermieri. Lancio un allarme: non ci si accorge che stanno per chiudere un ospedale, perché l’ospedale viene chiuso un pezzetto alla volta».

In Calabria la chiusura di cui parla Summa è stata meno “morbida”. Nel 2010 l’amministrazione regionale di centro-destra guidata da Giuseppe Scopelliti liquida in una notte 18 ospedali all’insegna del motto “meno sprechi, più qualità”. È l’austerità che prende forma, il neoliberismo che da dottrina teorica diventa modello di sviluppo e che smantella pezzo per pezzo lo stato sociale in nome del pareggio di bilancio che qui da noi è stato addirittura inserito in Costituzione; la stessa Costituzione che usa l’espressione “fondamentale” (articolo 32) per definire un solo diritto tra i tanti: la salute. Nel 2020 la pandemia scoperchia il vaso di pandora: i tagli in Calabria hanno massacrato la sanità pubblica e non ci sono più posti letto per tutti i malati di Covid. Gino Strada viene chiamato d’urgenza nel tentativo di “rammendare” quel che resta della sanità calabra e un gruppo di cittadini, esasperati, decide di occupare l’Ospedale Vittorio Cosentino a Cariati e riprendersi con la lotta lo scippo di questo diritto fondamentale. E l’occupazione, poco per volta, giorno dopo giorno cresce: viene bloccata la stazione ferroviaria con un flashmob, stesso copione sulla strada statale 106; i pescatori scioperano e Roger Waters lancia un appello personale a sostegno della lotta: «Riaprite l’Ospedale di Cariati. Subito!».

C’è un filo rosso che annoda l’oggi con lo ieri, che intreccia Santiago del Cile, Cariati e, perché no, anche Ivrea; un filo rosso come le bandiere che hanno rappresentato lotte decennali per ottenere uno dei primi Sistemi Sanitari Nazionali al mondo, oggi ridotto, ridimensionato e minacciato dal mantra della privatizzazione e dal falso mito della “sostenibilità economica”. La storia di Allende è una storia di resistenza a questo modello, così come lo è quella dei cittadini resistenti e sognatori di Cariati.
Impossibile, a fine serata, non pensare alle vicende sanitarie locali, al reparto di pediatria eporediese chiuso dall’oggi al domani, ai ticket da pagare, alle liste d’attesa infinite, agli infermieri che mancano, ai medici che si licenziano dal pubblico per venir poi pagati profumatamente a gettoni. E dopo tutti questi pensieri ascoltare basiti le parole di Andrea Scutellà, giornalista della Sentinella del Canavese: «a metà dicembre, una fredda mattina sono partite le perquisizioni della guardia di finanza all’ASLTO4 di Chivasso e in altre sedi. Le perquisizioni hanno portato, al momento, 25 indagati e si stanno seguendo due filoni: uno legato ai concorsi truccati e l’altro legato agli appalti milionari (case di riposo, pulizie, forniture mediche…) vinti sempre dagli stessi soggetti».

Di fronte a questa fotografia il dubbio s’insinua e inevitabilmente comincia a farsi strada durante la serata e ci si comincia a chiedere se la promessa del nuovo ospedale non sia altro che l’ennesimo trucchetto per impoverire la sanità territoriale (perché “tanto poi faremo l’ospedale”, per cui non importa se oggi chiudono qualche reparto o ci si dimentica di assumere personale).
Qualcuno, dalla sala, invita gli eporediesi a fare come hanno fatto i calabresi e organizzarsi per difendere quello che ancora abbiamo.
Già, ma come?
Giacarta sta arrivando, anche a Ivrea e lo smantellamento è cominciato da tempo; ma il film “C’era una volta in Italia” propone, come antidoto, un messaggio politico mai stato così attuale e che fa piacere sentire ancora, di tanto in tanto, sotto le Rosse Torri: “istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza”.

Andrea Bertolino