“Non mi avete fatto niente, faccia da serpente”

Festival di Sanremo, l’ennesimo teatrino di un’Italia falsa, confusa e artisticamente stitica

Tralasciando i particolari delle serate in generale, tra ospitate e riuscita o meno della direzione artistica, il punto focale sul quale sarà concentrata questa lente d’ingrandimento giornalistica sarà la musica.
Quest’anno poteva essere l’anno della grande svolta, della virata verso una dimensione musicale più ricercata e cosciente, in linea con la nostra tradizione di musica d’autore. Un anno che fa da cucitura temporale coi suoi 50 anni dal 1968 e, nei quali 40, si respira ancora l’odore bruciato del clima rovente del 1977; di giovani che volevano cambiare l’Italia, di rivolte studentesche, di giorni e notti a schivar piombo e manganellate.
Il clima a Sanremo è sepolto ancora sotto una coltre di cenere; è stagnante in una pozza di buoncostume e politicanti ciarlatani.
E in questo ossequioso ambiente non poteva che vincere una canzone ruffiana, data per vinta prima che si sentisse, soltanto perché il testo era fatto a misura di frasette da pubblicare sui propri social network. Il testo della canzone è banale, un susseguirsi di rime asettiche ed un non-climax finale che si commenta da solo.
Una canzone che non può lasciarti nulla, se non l’autoconvinzione di essere forte e aperto, e la conseguente commiserazione di guardarsi allo specchio e di veder riflessa una maschera. Perché le cose si cambiano con la sincerità e la determinazione. Questi rotondi 3 minuti e 28 secondi, non sono altro che una sveltina, l’atto onanistico tra due sconosciuti, un inutile elenco da inventario; una pietra lanciata contro un muro di gomma.
Fabrizio Moro, l’urlatore, rappresentante della rabbia e della forza; Ermal Meta più pacato, simbolo di raziocinio e poesia (così dicono).
Un festival in cui i giovani fanno i vecchi e i vecchi fanno i giovani (vedi i Pooh).
Una musica che gira su se stessa come un cane che si morde la coda. Gira, gira, gira.
C’è un duo che non urla e che non viene spacciato per poesia in musica. Un duo elegante, unito da follia ed eterna dedizione, ammirazione, stima. Il duo si presenta in gara con il nome di Ron ed è composto da Rosalino Cellamare (voce) e Lucio Dalla (testo). Chi osa dire che Lucio sia morto è un pazzo, lo si sente vibrare nelle corde dell’amico come fosse lui stesso a cantare. Chi osa dire che Lucio sia morto è più pazzo di chi afferma di vederlo in qualche serata uggiosa sotto i porticati di Bologna travestito da barbone.
Se avevamo una possibilità di dare uno scossone a questa musica melensa, “Almeno pensami” era la canzone perfetta. Un testo incantevole, dipinto da sfumature romantiche e accenti sessuali, un colpo di scena nelle ultime battute sbalorditivo (chissà mai cosa sarà quella goccia citata. Conoscendo il mattacchione di Disperato Erotico Stomp, tutto può essere.)
Ron non è un vecchio che vuole fare il giovane; è un peter pan, un adolescente che non è mai invecchiato, e mai lo farà se resterà illuminato dalla stella che brilla nel cielo degli immortali autori.
“Non mi avete fatto niente”, NON CONVINCE PER NIENTE; persino l’Occidentali’s Karma del passato festival aveva più ragione d’essere.
“Non mi avete fatto niente”, NON SERVE A NIENTE; ha riempito rotocalchi con la tecnica della pubblicità gratuita: vengo accusato di plagio, quando invece non lo è. Perché anche quando si parla male, comunque l’importante è che si parli. Anche io ne sto parlando. Ma i giochi sono fatti. E pure la mia speranza è andata a farsi fottere.

Riccardo Bonsanto

A seguire la classifica ufficiale (FESTIVAL DI SANREMO 2018) del festival, comparata con una classifica (FESTIVAL DI “CI RIFAREMO” 2018) che ritengo sarebbe stata più corretta.

FESTIVAL DI SANREMO 2018
1. Ermal Meta e Fabrizio Moro – “Non mi avete fatto niente”
2. Lo Stato Sociale – “Una vita in vacanza
3. Annalisa – “Il mondo prima di te”
4. Ron – “Almeno pensami”
5. Ornella Vanoni, Bungaro e Pacifico – “Imparare ad amarsi”
6. Max Gazzè – “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”
7. Luca Barbarossa – “Passame er sale”
8. Diodato e Roy Paci – “Adesso”
9. The Kolors – “Frida (mai, mai, mai)”
10. Giovanni Caccamo – “Eterno”
11. Le Vibrazioni – “Così sbagliato”
12. Enzo Avitabile e Peppe Servillo – “Il coraggio di ogni giorno”
13. Renzo Rubino – “Custodire”
14. Noemi – “Non smettere mai di cercarmi”
15. Red Canzian – “Ognuno ha il suo racconto”
16. Decibel – “Lettera dal Duca”
17. Nina Zilli – “Senza appartenere”
18. Roby Facchinetti e Riccardo Fogli – “Il segreto del tempo”
19. Mario Biondi – “Rivederti”
20. Elio e le storie tese – “Arrivedorci”

Altri premi
Ron: Premio della critica Mia Martini
Ornella Vanoni, Bungaro e Pacifico: Premio migliore interpretazione Sergio Endrigo
Lo stato sociale: Premio della sala stampa radio-tv Lucio Dalla
Mirkoeilcane: Premio per il miglior testo Sergio Bardotti
Max Gazzè: Premio della miglior composizione Giancarlo Bigazzi
Ermal Meta e Fabrizio Moro: Premio per la canzone più ascoltata sulla piattaforma app

FESTIVAL DI “CI RIFAREMO” 2018
1. Ron – Almeno Pensami
2. Lo stato sociale – Una vita in vacanza
3. Noemi – Non smettere mai di cercarmi
4. Annalisa . Il mondo prima di te
5. Ermal Meta e Fabrizio Moro – Non mi avete fatto niente
6. Ornella Vanoni , Bungaro e Pacifico – Imparare ad amarsi
7. Nina Zilli – Senza appartenere
8. Diodato e Roy Paci – Adesso
9. Max Gazzè – La leggenda di Crisalda e Pizzomunno
10. Elio e le storie tese – Arrivedorci
11. Enzo Avitabile e Peppe Servillo – Il coraggio di ogni giorno
12. Le Vibrazioni – Così sbagliato
13. Luca Barbarossa – Passame er sale
14. Giovanni Caccamo – Eterno
15. The Kolors – Frida
16. Renzo Rubino – Custodire
17. Red Canzian . Ognuno ha il suo racconto
18. Decibel – Lettera dal Duca
19. Roby Facchinetti e Riccardo Fogli – Il segreto del tempo
20. Mario Biondi – Rivederti