Nuovi tagli in Vodafone. Preoccupazione anche a Ivrea

Il prossimo 13 marzo Vodafone presenterà ai sindacati un piano di ristrutturazione dei costi con il taglio di circa il 20% dei dipendenti. Preoccupazione anche a Ivrea dove lavorano in 500.

Vodafone, colosso delle telecomunicazioni, secondo operatore in Italia, con ricavi milionari, a fronte di una riduzione di fatturato nell’ultimo anno, agisce – come sempre accade, dichiarando “esuberi”, circa 1000 in tutta Italia. «Siamo evidentemente davanti all’ennesima dimostrazione di un modello sbagliato per il settore delle Tlc. Contrazione delle tariffe causata da una competitività esasperata, assenza di visione industriale per un settore che nel resto d’Europa continua ad essere attivatore della transizione digitale», denunciano Fistel-Cisl e Slc-Cgil.
Vodafone da parte sua sostiene di «mantenere costante la propria strategia di investimenti in Italia e di differenziazione basati sulla superiorità di rete, la qualità del servizio e l’accelerazione sul digitale» ma «la spinta verso modelli di business più agili e digitali rende necessaria una revisione dell’organizzazione e una radicale semplificazione del modello operativo per continuare ad investire, garantire la sostenibilità futura e tornare a crescere». Che tradotto vuol dire tagli ai costi e primi fra tutti quelli del personale.

Non ci sono ancora state assemblee nelle sedi Vodafone, si aspetta l’incontro di lunedì 13. Preoccupa che in alcune dichiarazioni sindacali non si legga di netta opposizione a discutere di tagli. «Non sono ancora esuberi, siamo di fronte alla necessità di una serie di efficientamenti. E chiediamo che siano gestiti con strumenti condivisi», afferma Pierpaolo Mischi, segretario nazionale Uilcom-Uil. Mentre Alessandro Faroni della Fistel- Cisl dichiara: «Partiamo dall’accordo di giugno che parlava di riqualificare professionalmente e sostenere l’occupazione: dobbiamo trovare, come si è detta disponibile anche l’azienda, soluzioni non traumatiche. Se si chiamerà cassa integrazione, solidarietà o altro lo vedremo in itinere», manifestando di fatto di essere disponibile a discutere di ammortizzatori sociali. Solo la Slc-Cgil con il suo segretario nazionale Riccardo Saccone  si presenta al confronto affermando che non c’è spazio per parlare di esuberi «In forza dei passati accordi con Vodafone, per quanto ci riguarda non c’è motivo alcuno per dichiarare esuberi. Siamo disponibili a un confronto ampio per verificare la possibilità di percorsi di riconversione professionale e di efficientamento, ma non c’è spazio per azioni traumatiche ed unilaterali. Insieme a tutto il coordinamento delle Rsu valuteremo con attenzione cosa ci dirà l’azienda nel prosieguo del confronto e come sempre decideremo con i lavoratori il miglior percorso». Spetterà ai lavoratori e alle lavoratrici vigilare sulla tenuta di questa dichiarazione. L’UGL Telecomunicazioni allarga invece la questione a tutto il comparto delle telecomunicazioni  «Siamo purtroppo nuovamente di fronte ad una storia che da troppi anni si ripete nel settore che, da iniziale volano della ripartenza economica e digitale del Paese, si è ritrovato ad essere in piena crisi, con un quadro regolatorio e normativo inadeguato sia a livello europeo che nazionale. Il ricorso massivo negli anni alla delocalizzazione delle attività di rete e soprattutto di contact center, la concorrenza sregolata degli OTT come Google, Amazon o Facebook, l’avanzare inesorabile di sistemi di automazione ed intelligenza artificiale, hanno delineato una ‘Vertenza Italia Tlc’ che riguarda non solo il settore, ma l’intero Paese, per la quale chiederemo alle Istituzioni massimo coinvolgimento e supporto».

Non resta che attendere l’incontro di lunedì 13 fra azienda e sindacati. Anche se di certo Vodafone ha già ben chiaro come muoversi, dobbiamo solo augurarci che i sindacati non scelgano di gestire gli esuberi, ma li rifiutino. In questa fase di rinascita di lotte per il lavoro, GKN è la più forte ma non l’unica, si può azzardare anche l’organizzazione di una mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori. E’ chiedere troppo?

cp