Ora e sempre, Resistenza

La celebrazione del XXV Aprile a Lace

Il 25 aprile del 1945 segna la definitiva liberazione del nostro Paese dalla barbarie nazifascista, che aveva seminato morte e distruzione in Europa e nel mondo.
E’ a partire da quel giorno che inizia quel cammino che dovrebbe avere nella nostra Costituzione il suo più solido fondamento.
Il condizionale è tristemente d’obbligo in questo ultimo periodo. Per l’art. 11 della Costituzione, l’Italia “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Ma il Consiglio dei Ministri di questo Paese (“nostro” è un aggettivo difficile da usare) ha approvato per decreto l’invio di materiali militari a supporto del governo ucraino, alimentando un conflitto in cui, lo comprende un bambino, a guadagnarci sono le aziende produttrici di sistemi antimissili, mitragliatrici, leggere e pesanti, mortai.
La posizione dell’Anpi è chiara e non dà adito a dubbi. La totale condanna dell’aggressione criminale da parte della Russia nei confronti dell’Ucraina, che sta provocando effetti devastanti sulla popolazione civile, non può portare in alcun modo alla scelta di inviare armi in un contesto in cui sono invece necessari un immediato cessate il fuoco e un ritiro delle forze russe attraverso una serrata azione diplomatica.
Occorre fermare una escalation militare che colpirebbe ancora di più le popolazioni civili ed estenderebbe il conflitto: per questo occorre far tacere le armi, non alimentarle.
La guerra non porta mai a una soluzione dei problemi internazionali e l’eventuale scelta di rispondere alla guerra con la guerra può avere conseguenze drammatiche e imprevedibili, come l’eventualità di un’escalation nucleare, con costi e sofferenze umane inimmaginabili.
Le donne e gli uomini che lottarono e perirono nella Resistenza ci insegnano, oggi più che mai, che il cammino da loro avviato non si è ancora concluso. E che i valori della tolleranza, della libertà, del reciproco riconoscimento e del rifiuto della guerra, è certo e definitivo.