Piano di sviluppo del Canavese

Presentato lunedì 22 maggio al Bioindustry Park di Colleretto Giacosa il “Piano di sviluppo per il Canavese”.
Di piani per il Canavese ne abbiamo visti diversi negli anni, tutti puntualmente mai decollati, ma questa volta gli attori ci dicono che sarà diverso

Tavolo lungo alla conferenza di presentazione dell’ennesimo piano per il territorio. Schierati di fronte ai giornalisti Confindustria Canavese, con il suo presidente Fabrizio Gea, la CNA con il presidente Nicola Ziano, la politica, con l’onorevole Francesca Bonomo (unica politica presente, perché unica parlamentare del territorio, ci tengono a spiegarci a latere), amministratori locali, i portavoce di alcune “zone omogenee” dell’area canavesana della Città Metropolitana: per l’area eporediese era presente il vice-portavoce Sergio Ricca sindaco di Bollengo (non era presente il sindaco di Ivrea Carlo della Pepa, assenza fatta notare da più d’uno dei presenti), Alberto Rostagno, sindaco di Rivarolo per l’area Canavese occidentale, e per il chivassese il sindaco di Gassino, Paolo Cugini. Non al tavolo degli attori principali, ma appena di lato, i sindacati, identificato solo Luca Cortese segretario UIL.

L’assunto è quello di sempre: la necessità del territorio di “fare sistema“, cioè “di sviluppare un insieme di relazioni e di avviare un progetto condiviso di interventi per il miglioramento dell’ambiente sociale ed economico”, ma si percepisce subito che questa volta si è pensato in grande e la conferma viene dall’introduzione di Daniele Salvaggio, fin qui comunicatore e facilitatore del progetto, il quale informa che per la prima volta vi è l’opportunità per questo territorio di sperimentare un modo nuovo di lavorare, un modo sinergico fra diverse realtà: impresa, politica e amministrazione pubblica locale, parti sociali. Il tutto coordinato e guidato da un ente terzo, una società che si occupa di assistenza tecnica e progettuale e di pianificazione strategica, la Centro Studi Sintesi Srl di Mestre (anche loro presenti al tavolo).

Gli interventi di Gea prima e Bonomo poi, puntano fortemente a trasmettere fiducia, diversità da qualsiasi altro piano del passato, dicono entrambi di provare “emozione”. In generale il clima è idilliaco. Viene sottolineata una diversità che sta principalmente nelle modalità di costruzione del piano con un “metodo di programmazione negoziata”. Un lavoro che è in corso da un anno, “in silenzio”, ci tengono a precisare tutti, la fase di coinvolgimento dei diversi soggetti (impresa, sindacato, politica e amministrazione) per arrivare a raccogliere progettualità è infatti partita nel 2016.

Come è strutturato e cosa prevede il Piano di sviluppo del Canavese?

Il piano prevede cinque aree tematiche: Industria e attività produttive, Infrastrutture e trasporti, Formazione e istruzione, Turismo cultura e sport, Sanità e welfare, per ognuna di queste sono state identificate le più importanti esigenze territoriali tradotte poi in “schede progettuali”: in totale sono stati raccolti 113 progetti: 30 per INDUSTRIA E ATTIVITÀ PRODUTTIVE; 32 per INFRASTRUTTURE E TRASPORTI, 21 per FORMAZIONE E ISTRUZIONE, 25 per TURISMO CULTURA E SPORT e 5 per SANITÀ E WELFARE.

Per ogni area tematica saranno creati dei tavoli di lavoro, più un tavolo Organizzazione, che avranno il compito di valutare le schede progettuali elaborate durante la fase preparatoria e di rendere realizzabili i progetti che risulteranno essere prioritari per il territorio. I tavoli verranno attivati il 19 e 20 giugno prossimi e dovranno produrre le loro analisi e azioni entro un anno, per lo stesso tempo verranno coadiuvati dallo Studio Sintesi. L’obiettivo non è solo la realizzazione di progetti utili per il territorio selezionati con criteri strategici, ma anche quello di creare una prassi, un metodo da proseguire nel tempo.
Per la parte economica, a specifica domanda su come verranno finanziati i progetti, la risposta è stata ampia: si percorreranno tutte le vie, dal finanziamento regionale a quello europeo, al crowfunding, senza escludere finanziatori privati (aziende), saranno i tavoli a definire con quali fondi finanziare il singolo progetto. La consulenza dello Studio Sintesi costerà invece 12mila euro e sarà finanziata da fondazioni bancarie.

Si tratta di un’occasione unica per lo sviluppo del nostro Territorio, un segnale importante a fronte di un lavoro articolato e condiviso che evidenzia una visione nuova nel “fare sistema” e un richiamo molto forte all’accountability nel tempo, un metodo di lavoro che, attraverso la concertazione, permette di tradurre le idee in progetti e i progetti in azioni, mediante un “gioco di squadra” tra tutti gli attori del territorio“, leggiamo nel comunicato ufficiale.

Il piano è stato presentato senza un nome specifico né un logo, anche questo aspetto è stato presentato come la dimostrazione di un modo nuovo di lavorare, non progetti calati dall’alto, ma un percorso in costruzione che svilupperà la sua identità a partire da adesso.

Potrebbero essere artifizi da comunicatori (c’è da aspettarsi difatti nelle prossime settimane il lancio del sito web con nome e logo), ma al momento prendiamo tutto per buono a partire dal generale entusiasmo per l’operazione. L’auspicio è che veramente si sia davanti a una svolta di pensiero sul significato di sviluppo di un territorio, oggi è ancora veramente troppo presto per dirlo. Un primo appuntamento di verifica sarà quello del 20 giugno quando speriamo di poter avere informazioni oltre che sul metodo, ampiamento lodato nella conferenza, anche sul merito dei progetti.

Cadigia Perini

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