PNRR a Ivrea: tanta rigenerazione urbana, poca rigenerazione sociale

Il Ministero dell’Interno approva 6 progetti eporediesi presentati all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e finanzierà gli interventi per un totale di 5 milioni di euro

Era novembre 2019 e lo ZAC! d’Ivrea organizzava per la prima volta un convegno dal titolo “Spazi di rigenerazione urbana al servizio delle comunità”; due giorni di confronto pubblico e partecipato che lanciarono alla città e all’amministrazione comunale l’idea secondo la quale non può esserci vera rigenerazione urbana senza una parallela rigenerazione e ricucitura del tessuto comunitario. La pandemia non aveva ancora fatto la sua comparsa sullo scenario mondiale, ma l’esigenza di rigenerare aree degradate, dismesse o sottoutilizzate d’Ivrea era un argomento all’ordine del giorno e che occorresse legare l’aspetto urbanistico con quello sociale un principio che si cercava con forza di far passare.

Tre anni dopo il tema della rigenerazione urbana torna a occupare la politica locale con la notizia dell’approvazione di sei progetti da parte del Ministero dell’Interno (di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze) nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e il finanziamento di questi per un ammontare complessivo di cinque milioni di euro.

Giardino Volontari del sangue

Il primo riguarda la rigenerazione delle aree verdi e dei bastioni esterni al centro storico con l’intenzione d’installare «un sistema di scale mobili e un ascensore» che colleghi i giardini Volontari del sangue di via circonvallazione con piazza Castello (1.350.000€ finanziati).
Il secondo progetto è legato alla progressiva eliminazione di barriere architettoniche, con rifacimento di marciapiedi e segnaletica (910.000€ finanziati).
Il terzo riguarda gli “orti abusivi” di San Grato, un’area di 12mila mq su cui sono sorti nell’arco di vent’anni orti non regolarizzati. Per questo progetto sono stati stanziati 1.224.361€, una parte dei quali servirà anche per la bonifica di strutture contenenti amianto e campionamenti del sottosuolo.
Il quarto progetto interesserà le case ATC del centro storico attraverso interventi di ristrutturazione edilizia ed efficientamento energetico (870.000€ finanziati).
Il quinto riguarderà l’area del Parco della Polveriera e del Lago San Michele che, a detta dell’assessore Cafarelli, dovrebbe diventare l’area di accesso al futuro Parco dei 5 Laghi (300.000€ finanziati).
Ultimo progetto, sebbene approvato con riserva, riguarderà il recupero delle case di quartiere quali “luogo d’incontro, aggregazione, presidio culturale e cittadinanza attiva”, per un totale finanziato di 345.000€.
«Certamente una bella eredità che lasceremo ai nostri cittadini e alle future amministrazioni». L’entusiasmo che trapela dalle parole dagli assessori Cafarelli e Casali è più che motivato: dal punto di vista politico, infatti, il fatto che una pioggia di risorse senza precedenti sia finita in mano all’amministrazione “del cambiamento” permetterà alla giunta Sertoli di concludere l’ultimo anno del suo mandato come “custode” di questo cambiamento tanto promesso e, sino a ieri, mai realmente verificatosi.

Ma, a costo di apparire pedanti, non possiamo non domandarci quanto effettivamente questi progetti rispecchino lo spirito con cui è stato redatto il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Di fronte ad uno scenario nazionale e locale che continua a registrare tassi di povertà e disagio sociale crescenti è certamente una buona notizia lo stanziamento di fondi per ristrutturare case popolari e pensare al loro efficientamento e lo stesso dicasi per il recupero delle case di quartiere; ma è possibile dire lo stesso per un progetto da più di un milione di euro finalizzato a sistemare dei giardini pubblici e installare un ascensore?
Eppure a leggere gli obiettivi generali della missione 5 “Inclusione e Coesione” (la missione di riferimento dei progetti eporediesi approvati) vengono enunciati i seguenti principi:

  • Michele Cafarelli

    rafforzare il ruolo dei servizi sociali territoriali come strumento di resilienza, mirando alla definizione di modelli personalizzati per la cura delle famiglie, delle persone di minore età, degli adolescenti e degli anziani, così come delle persone con disabilità;

  • migliorare il sistema di protezione e le azioni di inclusione a favore di persone in condizioni di estrema emarginazione (es. persone senza dimora) e di deprivazione abitativa attraverso una più ampia offerta di strutture e servizi anche temporanei;
  • integrare politiche e investimenti nazionali per garantire un approccio multiplo che riguardi sia la disponibilità di case pubbliche e private più accessibili, sia la rigenerazione urbana e territoriale;
  • riconoscere il ruolo dello sport nell’inclusione e integrazione sociale come strumento di contrasto alla marginalizzazione di soggetti e comunità locali.

Quanto di questi principi entra a pieno titolo tra i progetti eporediesi? Di fatto quelli approvati dal Ministero soddisfano appena il terzo punto, ignorando del tutto il rafforzamento dei servizi sociali, di cura delle famiglie e di contrasto all’emarginazione.
Potrà apparire retorico, ma l’ultimo rapporto della Caritas eporediese relativo al 2020 ha registrato 850 nuclei familiari assistiti, di cui 119 nuovi (+24%), per un totale di 1.937 persone inclusi capifamiglia. Circa duemila persone che non riescono autonomamente a sopperire con regolarità ai bisogni primari e che almeno una volta al mese bussano alle porte di istituzioni caritatevoli per un aiuto.

Questi numeri dimostrano, purtroppo, che il tentativo di legare assieme rigenerazione urbana e rigenerazione sociale sia stato solo parzialmente recepito dalla politica locale. C’è da continuare a sperare e impegnarsi affinché possano seguire nuovi interventi pubblici di rigenerazione in grado di ricucire il tessuto comunitario.

Andrea Bertolino