Le armi italiane e il porto d’armi nel libro presentato da Giorgio Beretta allo ZAC!

Giorgio Beretta, analista del commercio di sistemi militari e di “armi leggere”, ricercatore dell’OPAL di Brescia (Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa), l’11 maggio ha presentato il suo libro “Il Paese delle armi. Falsi miti, zone grigie e lobby nell’Italia armata” (Altreconomia Edizioni), in una serata organizzata presso lo ZAC! di Ivrea dal MIR, Movimento Nonviolento, Centro Gandhi, Pax Christi, Emergency, ANPI, CGIL di Ivrea.
Il libro è frutto di una accurata inchiesta sulle armi cosiddette leggere o comuni, cioè per difesa personale, attività venatoria, tiro sportivo, per le guardie giurate e forze dell’ordine.
L’Italia è il primo paese europeo produttore ed esportatore di armi leggere, sia automatiche per uso militare che semiautomatiche e a colpo singolo. Gli Stati Uniti sono il maggior acquirente di questo tipo di armi, terribilmente diffuse e usate per crimini e stragi. Su questo aspetto, nel corso della serata, il coordinatore Pierangelo Monti ha proiettato un pezzo di un servizio trasmesso 5 anni fa dal programma televisivo Presa Diretta di Riccardo Iacona.
Appare evidente come non c’è motivo di sostenere il porto d’armi per difesa personale né dal punto di vista etico né da quello sociale-statistico. In Italia il tasso di omicidi, seppur sempre grave, è più basso di quello degli altri paesi europei, mentre sono aumentati i femminicidi, con armi detenute legalmente. Però, i mass media spesso diffondono insicurezza e incentivano il bisogno di portare armi per la difesa personale, unicamente a vantaggio delle lobby del complesso militare industriale. Giorgio Beretta, con ampio supporto di dati, smonta il falso luogo comune della utilità del porto d’armi e quello del valore occupazionale dell’industria delle armi. Nel settore della produzione di armi leggere sono occupati in Italia 3.300 lavoratori, per un fatturato di 680 milioni. I dati attestano che i soldi investiti in ogni altro settore produttivo danno più occupazione che in quello degli armamenti. L’autore del libro deplora la poca trasparenza e informazione sulla diffusione delle armi e sul numero di porti d’arma: cosicché per arrivare ad avere dati attendibili egli ha dovuto ricorrere a lunghe ricerche e incrocio di dati.

Giorgio Beretta dice che è facile anche in Italia avere la licenza di porto d’armi e il nulla osta per l’acquisto di armi: basta essere incensurati, avere un certificato medico che attesti la salute fisica e mentale e aver frequentato un corso di tiro a segno. Con il nulla osta si può acquistare e detenere in casa o luogo di lavoro fino a 3 pistole, 12 fucili semiautomatici e vari fucili da caccia a colpo singolo. Circa 650 mila persone hanno la licenza di caccia, 600 mila la licenza per tiro sportivo, 12 mila hanno il porto d’armi per difesa personale per motivi particolari e sono 50 mila le guardie giurate. Poi ben oltre un milione di persone hanno il nulla osta per avere un’arma (che per legge non dovrebbero portare per strada, non dovrebbero…), ma su questo manca un database nazionale.

Giorgio Beretta ha messo in evidenza come, per accertare la salute del richiedente il nulla osta, non sia richiesta un’analisi clinica tossicologica e la visita psichiatrica, ma sia sufficiente un’autocertificazione controfirmata da un medico, come per una normale patente di guida. Il rinnovo della licenza è quinquennale e nel frattempo chi ha armi può ben perdere la salute psicofisica ed essere pericoloso.

Nel corso della serata l’autore del libro ha risposto alle domande del numeroso pubblico, riguardanti la produzione e il commercio di armamenti. Anche su ciò l’informazione fornita dagli istituti governativi è carente. Per esempio non vengono comunicati regolarmente alle Camere i dati dettagliati sull’import-export di armi, come previsto dalla legge 185 del 1990; secondo questa importante legge, le aziende italiane non dovrebbero vendere armi a paesi sottoposti a embargo, in stato di guerra e responsabili di violazioni di diritti umani. Eppure risultano essere venduti grandi quantitativi di armamenti a Qatar, Egitto, Arabia, Emirati Arabi, Pakistan, ecc. E, contravvenendo allo spirito se non alla lettera della legge 185/90, che è rivolta al controllo delle aziende, il governo italiano consegna armi all’Ucraina,

Pierangelo Monti