Pubblicati il 16 maggio i decreti legislativi della cosiddetta “Buona Scuola”

Ma il nodo vero resta quello delle risorse

Sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale del 16 maggio gli 8 decreti legislativi previsti dalla legge 107 del 2015 (la cosiddetta legge Buona Scuola).
I decreti riguardano otto aspetti della riforma della scuola:
Decreto legislativo n. 59Formazione iniziale dei docenti
D. L.vo n. 60Promozione della cultura umanistica
D. L.vo n. 61Istruzione professionale
D. L.vo n. 62Valutazione e certificazione delle competenze…
D. L.vo n. 63Diritto allo studio
D. L.vo n. 64Scuola italiana all’estero
D. L.vo n. 65Sistema di istruzione e educazione dalla nascita ai 6 anni
D. L.vo n. 66Inclusione scolastica

Per comprendere meglio cosa cambierà nel nostro sistema scolastico nei prossimi anni sarà opportuno leggere attentamente i testi degli otto provvedimenti anche se i decreti di maggiore impatto sono certamente quelli sul sistema 0-6 anni, sulla valutazione, sull’inclusione e sul reclutamento dei docenti.
In questi mesi il dibattito è stato molto vivace.
Si sono registrate posizioni di grande apprezzamento (ovviamente da parte del PD) ma anche critiche pesanti, soprattutto da parte dell’area più radicale dello schieramento politico e sindacale.
A livello nazionale e movimenti e sindacati di base sono fermi su una posizione che non consente punti di incontro: la legge 107 e i decreti applicativi che ora sono diventati legge anch’essi non sono in alcun modo emendabili ma vanno abrogati.
La riforma va cancellata perché introduce nel sistema scolastico statale ulteriori e inaccettabili elementi di privatizzazione.
Al contrario chi difende la riforma ritiene che questa volta la scuola italiana può davvero ripartire e diventare un volano per lo sviluppo del Paese.
La storia di questi ultimi venti anni ci induce a mantenere una posizione “attendista” perché il nodo vero di tutta la questione è quello delle risorse: non siamo ancora in grado di dire se questa possa essere una riforma epocale perché in questo momento non conosciamo con esattezza l’entità delle risorse che il Governo attuale e quello futuro decideranno di mettere a disposizione.
Risorse significative e impiegate in modo mirato potrebbero fare la differenza; al contrario in mancanza di fondi anche gli elementi di novità che pure ci sono (pensiamo ad esempio al sistema 0-6 anni che potrebbe dare impulso alla diffusione dei servizi per la primissima infanzia o al decreto sull’istruzione professionale che potrebbe rilanciare un segmento importante del nostro sistema formativo) non si tradurrebbero in occasioni di miglioramento.
La prima cartina di tornasole che si farà capire se la riforma potrà dare qualche risultato sarà rappresentata dalla prossima legge di stabilità e dalle risorse che il Governo stanzierà per il contratto del personale delle scuola e per il funzionamento complessivo del sistema scolastico.
Il giudizio, per quanto ci riguarda, è sospeso.

Reginaldo Palermo