Quello che le istituzioni non garantiscono

Università democratica e antifascista? I fatti del 13 febbraio scorso lo smentiscono

Università di Torino, Campus Luigi Einaudi, 13 febbraio, sessione di esami. Tutti gli ingressi sono presidiati dalla Celere in assetto antisommossa. Una consuetudine, quando c’è di mezzo il Fuan. Sei militanti della sezione giovanile di Fratelli d’Italia si apprestano a effettuare un volantinaggio (alla presenza silente della responsabile del Campus Elisabetta Ottoz) per protestare contro il convegno “Fascismo, Colonialismo, Foibe” organizzato dalle Sezioni A.N.P.I. “68 Martiri” Grugliasco, Anpi Nizza Lingotto, V Riunite Torino, insieme al Comitato Mamme in piazza per la libertà di dissenso, con la presenza di Moni Ovadia e del giornalista Stojan Spetič. Obiettivo del convegno fare chiarezza sui temi della verità storica, del revisionismo storico, del mito autoassolutorio degli italiani brava gente e della propaganda neofascista imposta per legge come verità di Stato.
Al convegno avevano aderito anche le Sezioni Anpi di Bussoleno, Chivasso, Nichelino, Trofarello, Venaria e la partecipazione era infatti stata molto ampia. Immediatamente, dalle aule e dai corridoi un gran numero di studenti tenta di allontanare i fascisti, ribadendo l’ennesima volta che in Università non c’è posto per i fascisti, per l’odio e per la discriminazione. La polizia non permette loro di avvicinarsi e carica le/i manifestanti. Viene fermato un primo studente. Al tentativo di bloccare l’auto della Digos la polizia risponde con altri tre fermi, poi diventati arresti con detenzione al carcere delle Vallette. Le accuse sono di violenza contro pubblici ufficiali e privati cittadini, occupazione dell’aula del Fuan e furto di materiale di propaganda neo fascista.
Il Fuan è la sezione giovanile di Fratelli d’Italia, (Roberto Rosso, ex assessore regionale di Fratelli d’Italia della Giunta Cirio è stato di recente arrestato con  l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso nell’ambito di una inchiesta sulla ‘drangheta torinese). Xenofobi, razzisti, sessisti, viene loro assegnata dall’Università torinese un’aula. Nella stanza, aperta qualche anno fa durante una manifestazione; croci celtiche e svastiche disegnate sui muri, busti del duce e fasci littori in guisa di soprammobili.
Nelle ore e nei giorni successivi nasce e cresce la mobilitazione a fianco delle/degli arrestate/i che continua fino al 19 febbraio. Un corteo serale occupa il rettorato, indicendo per il giorno dopo una manifestazione che termina con l’occupazione dei locali universitari formalmente assegnati al Fuan.
Né il rettore, né le altre cariche istituzionali hanno preso posizione, anzi, Qualche giorno dopo l’assessore Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia) chiede di revocare le borse di studio alle/agli  studenti coinvolti/e, mentre il presidente di Edisu (Ente regionale per il Diritto allo Studio Universitario) Alessandro Sciretti dichiara di voler togliere le borse di studio “agli studenti violenti” ai denunciati e  agli arrestati.
Il 23 luglio la questura torinese notifica 19 avvisi cautelari (firma in questura, fogli di via, arresti domiciliari) e applica i sigilli all’aula C1 del Campus. L’aula C1 Autogestita- Campus 1nvaders è uno spazio che all’interno dell’Università ha sempre portato contenuti e saperi nuovi e critici rispetto all’asetticità della formazione puramente accademica. Da sempre spazio di confronto, di dibattito, di aggregazione e di cultura, negli anni si è visto attraversare da centinaia di studenti, scrittori e scrittrici, attivist*, docenti e artist*. Applicare i sigilli a quest’aula è una mossa della procura torinese che ben si sposa con le volontà politiche di Lega e Fratelli d’Italia che, tra le altre cose, ne chiedevano proprio il sequestro, quale covo di elementi pericolosi per il sociale”
In un comunicato la sezione Anpi di Grugliasco “68 Martiri” ribadisce: “Oggi non solo i neofascisti sono lasciati liberi di agire, ma in un’azione coordinata sono stati colpiti molti studenti dei collettivi universitari che il 13 febbraio hanno meritoriamente difeso l’A.N.P.I. e l’Università dalla presenza neofascista: a tutte e tutti loro, alle loro famiglie, inviamo la nostra profonda solidarietà, e ci aspettiamo che forze politiche, associazioni, movimenti e comitati popolari attivi in città prendano posizione di fronte a questa ingiustizia.
Siamo molto preoccupati per questo clima di ribaltamento dei valori di riferimento da parte delle istituzioni, che a parole si richiamano alla Costituzione nata dalla Resistenza, ma nei fatti criminalizzano l’Antifascismo e riabilitano il fascismo, trasformando anche mediaticamente in “violenti aggressori” coloro che nella realtà dei fatti hanno difeso l’Università e la sua identità democratica e antifascista.
Ci chiediamo davvero da che parte stanno le istituzioni universitarie e cittadine, inclusi gli organi accademici che dovrebbero garantire il diritto allo studio e il rispetto della Costituzione repubblicana a partire dai suoi valori fondanti, come l’Antifascismo: tra fascismo e antifascismo non vi può essere alcun dubbio in quanto non possono essere mai posti sullo stesso piano.
Quando le istituzioni democratiche piegano la testa di fronte all’avanzata della violenza fascista, abdicano al proprio ruolo e neutralizzano la Costituzione: i fascisti all’interno delle istituzioni le svuotano di senso, promuovono politiche autoritarie e repressive contrarie al dettato costituzionale. Questo fenomeno va denunciato pubblicamente e respinto, riprendendo forme di mobilitazione popolare dal basso, attive ed efficaci, volte a smascherare queste collusioni.
Che si tratti di meditata connivenza, attiva complicità o semplice indifferenza da parte di chi dovrebbe vigilare e prevenire tutto questo, noi dell’A.N.P.I. intendiamo presidiare la democrazia e fare la nostra parte, muovendoci al fianco di tutti coloro che prendono posizione e non si arrendono, difendendo territori e spazi sociali dalla presenza neofascista”


Simonetta Valenti