Referendum: il NO prevale anche nella roccaforte piddina di Ivrea

Storica sconfitta dell’ultimo tentativo di scardinare la Costituzione italiana

ref prospetto IVREAeQUARTIERI (1).xlsNon se l’aspettava nessuno, perché, si diceva che il tema è complicato, che la Costituzione è conosciuta da una ristrettissima minoranza, che l’inclinazione popolare è quella di delegare a un capo, che avrebbe prevalso la paura della “instabilità” (e connessi fallimenti di banche, invasione delle cavallette e altri spaventosi disastri),
Invece, con una partecipazione al voto superiore ad ogni aspettativa e con un secco 60% di no, si è scoperto che gli italiani amano e difendono la loro Costituzione, che non sono d’accordo con un uomo solo al comando e forse hanno anche colto il legame tra le condizioni reali vissute e la rappresentazione della realtà fatta da Renzi & C., come degli effetti concreti sulla propria vita e su quella delle persone vicine delle cosiddette “riforme”: il Jobs act, la “buona scuola”, lo “Sblocca Italia” e via turlupinando.

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Com’è inevitabile, nell’immediato, a cercare di raccogliere i “dividendi politici” di questa straordinaria vittoria del no, troviamo le forze politiche parlamentari (M5S, Lega Nord e Forza Italia), come, se avesse vinto il sì, li avrebbe certamente raccolti il PD e, in particolare, il suo progetto di Partito della Nazione (o partito di Renzi).
Ma, anche se meno evidente e non “capitalizzabile” in termini politici, il senso e la novità di questa vittoria del no è nella mobilitazione di tante persone nei e con i comitati “Democrazia Costituzionale”, nello strenuo e coraggioso impegno dell’ANPI, come sempre in prima fila nella difesa della Costituzione (sottoposta per questo a una vergognosa e incosciente campagna di delegittimazione da parte dei sostenitori del sì), nella mobilitazione della Fiom, nella (sofferta ma alla fine assunta) presa di posizione della CGIL, di tante associazioni locali e nazionali e di tanti costituzionalisti (tra i quali ben 11 ex presidenti ed altrettanti vicepresidenti della Corte Costituzionale).

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Certamente a Ivrea e nella nostra zona (e probabilmente in diverse altre parti d’Italia) sono state queste forze, questi comitati locali per il no, ad animare il dibattito, a mantenerlo su livelli di civiltà e a diffondere la conoscenza della Costituzione. Un arricchimento della cultura democratica che è forse il principale e duraturo dato positivo di questa orribile, interminabile e scioccamente divisiva campagna referendaria.
Il risultato della città di Ivrea, dove il sì raggiunge quasi il 49%, potrà consolare i tanti firmatari (praticamente tutta “la città che conta” o pensa ancora o spera di “contare”) degli appelli per il sì, ma non potrà nascondere quanto essi non siano più in grado (vedi tabella voto delle zone di Ivrea) di influenzare o anche solo capire cosa accade, cosa si pensa e come si vive fuori dal proprio ristrettissimo ambiente (peraltro solitamente agiato).

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