Ripensare il carcere

Anche la scrittura aiuta a superare la diffidenza verso chi vive recluso.  Marco Malvaldi a Ivrea ha presentato Vento in scatola.

E’ un tema difficile da trattare, quello del carcere, e sul quale non è facile coinvolgere le persone e stimolarle a conoscerne la realtà o a ragionare sul suo funzionamento. E’ un argomento del quale, come dice Marco Malvaldi, “si preferisce non sapere”, forse pensando che, comunque, riguarda altri, non noi.
Eppure in carcere finiscono persone molto diverse tra loro, per scolarità, ceto sociale, formazione, per non parlare dei Paesi dove la dissidenza politica porta facilmente dietro le sbarre.
Comunque, nonostante queste osticità, il salone dello Zac! sabato 8 febbraio era pieno di un pubblico venuto ad ascoltare la presentazione dell’ultimo libro di Marco Malvaldi, Vento in scatola, ambientato in un carcere italiano e scritto insieme a Gay Ghammouri, tunisino tuttora detenuto in Italia. L’incontro è stato organizzato, oltre che da Davide Gamba della Libreria Mondadori, dalla redazione del giornale online La Fenice, redatto da detenuti del carcere di Ivrea e ospitato dal sito di varieventuali, con la presenza, accanto a Malvaldi, di un detenuto, uscito per l’occasione con un permesso di poche ore dal carcere stesso, e della coordinatrice esterna della redazione Olivia Realis Luc.
Sono proprio le parole del redattore Riccardo a spiegare l’importanza della formazione, all’interno del II piano della casa Circondariale di Ivrea, di una redazione dove poter liberamente confrontarsi, scrivere e aiutarsi a scrivere, sapendo che le proprie parole potranno essere lette all’esterno anche senza limiti territoriali (potenza di internet). Una piccola oasi di libertà che ha un effetto anche terapeutico sulle menti recluse.
Malvaldi, noto soprattutto per la fortunata serie dei gialli dei vecchietti del Bar Lume con successiva serie televisiva, si dimostra con questo libro un autore sempre più vario e dagli interessi assai multiformi. Dopo i saggi di tipo divulgativo-scientifico, nasce infatti come chimico, è passato a quelli turistici, storico-artistici, matematici oltre ad altri romanzi sempre editi da Sellerio.
Il suo stile ironico (non si nasce toscani invano) in questo caso è stato però usato consapevolmente per affrontare il tema ostico del carcere ed invogliare il lettore ad entrarci, scoprendo modi e assurdità di una realtà vicina a noi ma spesso sconosciuta. Le parti relative alla vita carceraria sono state scritte prevalentemente da Ghammouri, che le vive in prima persona, lasciando a Malvaldi l’intreccio più giallistico, ma anche Riccardo ha confermato che lo stampo del carcere è uguale anche ad Ivrea e sono pochi in Italia gli istituti più “illuminati”.

Sui problemi della detenzione e della inevitabile ricaduta su tutta la società si è poi incentrato gran parte del dibattito con il pubblico, tra cui anche persone operanti come volontarie in carcere. Si è appreso che mentre in Italia la percentuale di recidiva, tra le persone uscite dal carcere, è quasi dell’80%, in paesi come la Norvegia tale percentuale scende al 20%, grazie a un ripensamento di tutta la struttura e alla effettiva tensione a recuperare chi in carcere è finito, dandogli prima responsabilità nella cogestione delle attività, quindi facendogli acquisire delle competenze che potranno essere utilizzate una volta uscito.
La politica invece della semplice punizione lascia chi esce dal carcere senza alcuna capacità lavorativa e in piena balia della tentazione di mettere in pratica le conoscenze, queste sì, acquisite dai compagni di cella.
Che poi la struttura stessa del carcere sia fonte primaria di alienazione lo dimostra il dato nazionale sui suicidi: la prima categoria è quella dei detenuti, molti dei quali ancora in attesa di giudizio, seguiti però dalle guardie penitenziarie, che in teoria stanno solo svolgendo un lavoro.
Un dibattito quindi molto interessante e seguito al quale a breve, ma con la burocrazia carceraria non si può mai dire, seguiranno altre iniziative di conoscenza e scambio tra “dentro” e “fuori”: repliche dello spettacolo sull’Inferno di Dante ideato dalla Compagnia teatrale interna, incontro con il giudice scrittore Fassone, presentazione di altri libri a tema.
Per collegarsi a La fenice accedere al sito lafenice.varieventuali.it o alla neoaperta pagina facebook La Fenice – Il giornale dal carcere di Ivrea

Francesco Curzio