CIRCOLO DEL CINEMA CINECLUB IVREA
2023-2024 LXII edizione presso cinema Boaro (via Palestro, 86)
Martedì 28 novembre 2023: ore 15.00 – 17.10 – 19.20 – 21.30 Mercoledì 29 novembre 2023: ore 15.30 – 18.00
LA LUNGA CORSA
Titolo originale: Jailbird / Regìa e sceneggiatura: Andrea Magnani / Interpreti: Adriano Tardiolo, Giovanni Calcagno, Barbora Bobulova, Nina Naboka, Maksim Kostyunin / Fotografia: Yaroslav Pilunskiy / Musiche: Fabrizio Mancinelli / Montaggio: Luigi Mearelli / Scenografia: Oleksandr Batenev / Distribuzione: Tucker Film / Origine: Italia, Ucraina / Durata 88′
Scheda filmografica 11
Il carcere, per Giacinto, è tutto tranne un buco nero: figlio di due detenuti, lui dentro un carcere non solo ci è nato, ma ci è pure cresciuto. Libero di volare via, decisamente impreparato a farlo. Infanzia, adolescenza, candeline dei 18 anni: quella è “casa”, nonostante le sbarre, e Jack, il capo dei secondini, è un burbero e premuroso “papà”.
Una fiaba carceraria dal tono sognante e surreale, metafora di un’umanità spaventata dalla propria stessa natura. (…) L’opera seconda di Magnani ritrova un personaggio simile al malinconico disadattato protagonista del precedente Easy, questa volta non più chiamato a trovare se stesso nel corso di un classico road movie, ma al contrario in un film fondato sull’idea di chiusura e protezione. Se nel suo primo film il regista italiano usava l’est Europa (l’Ungheria, per la precisione) come il paesaggio ideale dove mettere in scena il ritorno a una sorta di terra primigenia dove la morte e la vita si incontravano, in La lunga corsa (…), le terre piatte dell’Ucraina, fatte passare per l’Italia, oltre a giustificare la coproduzione internazionale, diventano una sorta di non-luogo dove allestire la vicenda del povero Giacinto. (…) (Roberto Manassero)
(…) Andrea Magnani si diverte a spiazzare lo spettatore, con un immaginario visivo fuori dal tempo ma che richiama un po’ quello degli anni Cinquanta, raccontando una favola, appunto, stralunata che però, nella storia innocente di Giacinto, figlio di due detenuti, che trascorre l’infanzia a l’adolescenza in carcere sotto le cure premurose del capo dei secondini, per diventare a sua volta un agente penitenziario, tocca un tema enorme e poco trattato – quello dei bambini nati in carcere, in cattività – sul quale non si sofferma in maniera didascalica oppure da una prospettiva sociologica ma attraverso la favola, ribaltandone la prospettiva. (…) (Pedro Armocida)
(…) È curioso come un film così “chiuso” in uno spazio preciso riesca ad assorbire e trasmettere tutto ciò che c’è fuori dal suo ambiente principale, che in questo caso è per di più simbolo della chiusura, anzi della reclusione: un carcere.(…) un film accorto e gentile che cerca continuamente di seguire il protagonista senza fargli sentire il fiato sul collo, dove il titolo è sinonimo di un avviamento esistenziale oltre che un chiaro riferimento sportivo. È qualcosa che ha a che fare con la visione decentrata di Magnani, che si riflette non solo nel suo stare dentro un paesaggio che riflette la coproduzione italo-ucraina, con un Nord-est italiano contaminato dall’est europeo, ma anche nel suo continuo scavallare i generi, con la vocazione a un umorismo lunare che scavalla in quel dramma che tutto sottende. (…) Il tono generale è anche merito dei costumi caratterizzanti e caratterizzati di Nadiya Kudryavtseva, delle scenografie di Aleksandr Batenev e Marina Williams che evocano non-luoghi, della fotografia nitida di Yaroslav Pilunskiy, della colonna sonora di Fabrizio Mancinelli che sa entrare dentro l’atmosfera rarefatta e quieta. Il titolo con cui il film viaggia all’estero è Jailbird, che sta per galeotto, ma anche avanzo di galera: un’espressione a cui Tardiolo sa dare un nuovo significato.
(Lorenzo Ciofani)
Una commedia stralunata”, aggiunge il sottotitolo. A precisare che non vedremo gare di atletica, o fughe verso la libertà. Al contrario: Giacinto è nato e cresciuto in carcere, il primo pannolino glielo ha cambiato un agente di sicurezza. Quando è in età lo mandano a scuola dei preti, ma lui puntualmente riprende la strada del carcere. All’occasione, tirando un pugno a un poliziotto che in carcere non lo vuole riportare, “sei minorenne” […] (Mariarosa Mancuso)
“Voglio tornare in carcere”. Il mantra di Giacinto (Adriano Tardiolo), protagonista della pellicola di Andrea Magnani – unico film italiano in Concorso al Torino Film Festival 2022 – nasce non da una delinquenziale voglia di essere primus inter pares all’interno del microcosmo penitenziario ma come obbligata necessità esistenziale. Il ragazzo è infatti nato dietro le sbarre, figlio di un padre ed una “madre che lo hanno utilizzato rispettivamente prima come pedina di scambio per una fuga riuscita e poi come goffo complice per un’evasione sventata invece dalle guardie. […] (Mario Turco)