Sei associazioni fanno fronte comune

Il 13 marzo hanno firmato e inviato un documento alla Regione, Città Metropolitana e ad altri enti istituzionali per chiedere che il progetto di soppressione dei passaggi a livello venga meglio gestito e che coinvolga anche i cittadini

Il Circolo Legambiente Dora Baltea di Ivrea, quello “Pasquale Cavaliere” del Basso Canavese, l’Associazione Utenti ferrovia Chivasso – Ivrea – Aosta, l’Associazione Pendolari Stanchi Vda, l’Osservatorio del Paesaggio AMI e Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta.
Sono queste le 6 associazioni che lunedì 13 marzo hanno deciso di sollevare alcune perplessità e osservazioni in merito al progetto di soppressione dei passaggi a livello e conseguente variante della ss 26 e di farle confluire in un documento (qui il testo integrale) destinato a più realtà istituzionali: 15 comuni (tutti interessati da passaggi a livello), RFI, Trenitalia, Bim, Regione e Città Metropolitana.
«L’approccio che emerge dal protocollo è, dal nostro punto di vista, frammentato. Si tratta di intervenire in un territorio contraddistinto da un’elevata criticità della mobilità sia su rotaia che su ruota, la cui soluzione richiede il coinvolgimento di tutti i nodi di criticità, tra i quali quello di Ivrea» è quanto emerge dal documento. «Certamente nell’area interessata dal protocollo si andrà a modificare in modo significativo e duraturo il territorio, la vita delle comunità e le abitudini dei cittadini; pertanto riteniamo che tale progetto debba essere affrontato con una valutazione attenta delle soluzioni possibili e dei loro impatti sociali, economici ed ambientali. Al momento non siamo a conoscenza dell’esistenza o meno di tali approfondimenti».

È una richiesta di approfondimento, di non lasciare che le decisioni cadano dall’alto senza aver maturato ampi ragionamenti che portino benessere a tutti quanti e di non lasciarsi “stregare” dai cospicui capitali messi in gioco, tanto importanti e necessari per rilanciare il territorio quanto insidiosi e dagli effetti indesiderati se gestiti solo nell’ottica di accaparrarsene in qualche modo.
Le premesse per cadere in questa trappola ci sono tutte, in quanto, sottolineano le associazioni «nel protocollo non vengono presi in considerazione gli impatti che gli interventi proposti avrebbero»; non vengono neppure menzionate le «tematiche oggetto di azione concertata quali il Patto per lo sviluppo territoriale» e «la destinazione dell’area ex Alcan».
Per queste ragioni le Associazioni, unite, chiedono che il tavolo di coordinamento regionale venga allargato anche ai cittadini, che le opere siano sottoposte a studi di fattibilità con messa a confronto di progetti alternativi e che vengano sottoposti a VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) come previsto dalla legge regionale 40 e, infine, che si attui il principio di compensazione tale per cui ad ogni sottrazione inferta all’ambiente corrisponda un equo riequilibrio del sistema territoriale.
Il prossimo passo, spetta alle istituzioni.

Andrea Bertolino