Sertoli promette la pulizia del Naviglio, ma il problema dei rifiuti resta quello della differenziata

Il rimpallo di responsabilità su chi dovrebbe pulire i rifiuti emersi nel Naviglio sembra essersi concluso con la promessa del sindaco d’Ivrea di farsene carico; ma il tema dei rifiuti riguarda anche la differenziata che SCS avverte essere in peggioramento. Ivrea ben al di sotto dell’obiettivo regionale

Ha tenuto banco un paio di settimane la notizia della discarica “sommersa” nel Naviglio e nonostante il tentativo maldestro dell’assessore Balzola di “scaricare” la responsabilità della bonifica all’associazione Coutenza Canali Cavour (che avrebbe in gestione il canale in questione) il sindaco Sertoli ha infine cercato di “riparare” al triste spettacolo di rimpalli di responsabilità promettendo una pulizia del tratto interessato durante la prossima secca.
Le opposizioni hanno già fatto sapere che porteranno il tema in discussione in consiglio comunale, ma al di là di qualche “botta e risposta” politico c’è da scommettere che tutta questa vicenda finirà “sommersa” e dimenticata nell’arco di poco tempo, in attesa del prossimo scandalo a cielo aperto.
Il problema delle discariche abusive non è nuovo, né tanto meno localizzato solo a Ivrea e sarebbe sufficiente organizzare una passeggiata per i boschi del territorio per imbattersi in altre situazioni come quella del Naviglio. La maggior parte delle segnalazioni dei cittadini, tuttavia, cade sovente nel dimenticatoio perché i soldi non sono mai abbastanza e i comuni (soprattutto quelli piccoli) fanno orecchie da mercante pur di non accollarsi il costo della pulizia. “Furbetti”, “maleducati” e “incivili” sono i principali autori delle discariche abusive e, duole dirlo, contro questi “mali” non c’è rimedio alcuno all’infuori della sanzione e dell’educazione.
Vi è, invece, un altro aspetto legato al tema dei rifiuti che riguarda più da vicino la vita di tutti quanti e su cui i comuni potrebbero giocare un ruolo determinante, se solo se ne facessero carico: il problema della corretta raccolta differenziata.

«Umido, plastica e indifferenziata sono peggiorati» dice la Società Canavesana Servizi

Il 2021 è cominciato con luci e ombre rispetto l’andamento della raccolta differenziata; sul nostro territorio il dato complessivo si mantiene al di sopra del 68%, ovvero l’obiettivo da conservare per non scendere al di sotto della soglia minima del 65% fissata dal Piano regionale della gestione dei rifiuti. Un dato incoraggiante, ma cresciuto di soli 2 punti percentuali dalla fine del 2017. Il miglioramento della raccolta differenziata procede a rilento, con miglioramenti e peggioramenti ciclici, ma di recente si sono presentati nuovi ostacoli: a novembre SCS ha fatto sapere che «l’organico che viene raccolto nei nostri contenitori è di pessima qualità»; nel mese di dicembre un nuovo comunicato SCS titolava: «peggioramento complessivo per tutto il territorio nella raccolta della plastica»; infine, a marzo di quest’anno SCS scriveva: «stiamo registrando dalla fine dell’anno un lento declino delle percentuali di raccolta differenziata che destano una certa preoccupazione».
Tre “campanelli d’allarme” suonati un po’ a vuoto visto e considerato che nessuna istituzione pubblica si è degnata di riprendere la notizia per accendere un riflettore sul tema, nemmeno una città come Ivrea che sulla differenziata ha registrato a gennaio e febbraio 2021 dei deludenti 57% e 59%. Se consideriamo, inoltre, che l’obiettivo regionale è quello di portare la differenziata al 70% entro il 2025 appare evidente come Ivrea abbia bisogno di seri interventi per migliorare i propri risultati.

L’obbligo dei sacchetti arancioni e qualche domanda

Nel tentativo d’invertire questi trend negativi la Società Canavesana Servizi, di concerto con alcune amministrazioni locali (Tavagnasco e Salerano già dallo scorso anno; Mazzè, Villareggia e Cuceglio a partire da quest’anno), ha ottenuto che in alcuni comuni venisse introdotto obbligatoriamente l’utilizzo dei sacchetti arancioni e trasparenti per il rifiuto indifferenziato. «Il sacchetto di SCS è semitrasparente e permette, proprio per questo, all’operatore di verificare che all’interno siano effettivamente inseriti rifiuti non differenziabili e che il peso sia contenuto entro i 5 kg di capienza massima» fanno sapere da SCS, affermando inoltre che: «con lo scattare dell’obbligo, i sacchi non conformi non sono stati raccolti ed è stato apposto sul sacco un adesivo riportante la motivazione della non conformità del rifiuto».
I dati del primo mese di sperimentazione parrebbero confermare l’utilità di questo modus operandi, in quanto SCS fa sapere: «in tutti i comuni coinvolti il rifiuto indifferenziato è calato in media del 30% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso e, se la tendenza venisse confermata nel corso dell’anno, si tradurrebbe in un calo del rifiuto pro capite dai 25 ai 40 kg alla fine del 2021».

Un solo mese di sperimentazione è forse un lasso di tempo troppo breve per capire se il ricorso a questo strumento possa portare a dei risultati duraturi nel tempo, ma per lo meno cercare nuove strade per migliorare la raccolta differenziata punta verso la giusta direzione. Un’altra era già stata sondata nell’articolo apparso su questo giornale “Raccolta differenziata: tra gestione locale e prospettive sistemiche” e riguardava la tariffa puntuale, ovvero il ricorso ad una tariffazione in grado di premiare i cittadini virtuosi riducendo il costo stesso del servizio. Per quale motivo il dibattito pubblico sul tema sembra essersi interrotto? Infine: per quale motivo l’utilizzo della campana pubblica della plastica non è ancora stata sostituita con il ritiro porta a porta come già accade con altri tipi di rifiuto? Non contribuirebbe anche questo a migliorare la qualità della raccolta differenziata (visto e considerato che nelle campane chiunque può buttare qualunque cosa)?

Domande che, ci si augura, possano trovare presto una risposta e non finire dimenticate e “sommerse” come accaduto nel Naviglio d’Ivrea.

Andrea Bertolino