Sgombero ex Valcalcino: il punto sulla Casa delle Donne

La notizia dello sgombero della ex  caserma Valcalcino, dato il giovedì sera 9 settembre nel corso di  una riunione con le associazioni che da anni avevano trovato e organizzato una propria sede è arrivata alla Casa delle Donne come un pugno in faccia, improvviso e inaspettato.

Gli inizi della settimana successiva con il Sindaco e la dirigente dell’Ufficio Patrimonio ci siamo incontrate, Letizia Carluccio e io, davanti al Meeting Point, dove ci è stata offerta una sede provvisoria.
In realtà, affrescata e cablata, risponde alle attività  individuali dello  Sportello antiviolenza.
Come abbiamo spiegato, il nostro lavoro non si configura come un ufficio, è un servizio con più attività collegate. Di conseguenza abbiamo bisogno di uno spazio più ampio dove svolgere nell’immediato le attività  del counseling di gruppo dedicato alle donne giovani più ricettive, in grado di affermare la propria autonomia, prendere decisioni, trovare soluzioni.
Poi  ci sono i Laboratori abbandonati con il lockdown, ugualmente importanti, ma che vogliamo riprendere. Gli ultimi, come  il Laboratorio di scrittura autobiografica per riscoprire un sé dimenticato, o “Il corpo non mente” dedicato alla individuazione delle tensioni e frustrazioni che si riflettono sul corpo impedendo di vivere bene, e ancora “Il potere delle immagini”, dedicato alla consapevolezza,  tutti aperti a un pubblico indifferenziato.
Da sottolineare che, oltre al valore implicito, hanno avuto come effetto collaterale positivo l’aver trovato nuove volontarie e permettere così quel ricambio necessario alla sopravvivenza  della associazione.
La vicesindaco Elisabetta Piccoli, con un geometra del Comune,  ci ha anche  accompagnate a visitare una serie di alloggi di proprietà, purtroppo non adeguati alle nostre esigenze, sia per problemi di spazi e di riservatezza, sia per le barriere architettoniche e la mancanza di  parcheggi.
A nostra volta, per  la solidarietà e disponibilità dimostrata,  abbiamo visitato il Centro Gandhi e la sede della Croce Rossa, anch’essi con problemi analoghi. Il locale della ex Valcalcino era una specie di open space flessibile, suddiviso da basse scaffalature in quattro aree. All’ingresso, scrivania con PC e stampante con poltroncine per la prima accoglienza, con accanto uno spazio giochi per i bambini che accompagnavano le madri. Proseguendo, uno spazio salotto più intimo per il counseling individuale e, contiguo, lo spazio per riunioni. Questi ultimi due spazi, spostando divani e tavolo, potevano accogliere 50 poltroncine per l’assemblea annuale delle socie, ma anche per proiezioni di film, conferenze e Laboratori.
Prima del lockdown, il venerdì pomeriggio tutti gli spazi erano occupati da un doposcuola personalizzato per i figli delle donne marocchine, le nostre prime utenti straniere. Ragazzi/e che  con la frequenza della scuola media incontravano difficoltà che, in famiglia, non  trovavano  sostegno, mentre la Casa, grazie a un buon  un gruppo di  insegnanti, poteva aiutare ad affrontare.
Al momento vengono usati locali offerti dallo Zac e dal PD, ma nell’attesa che si risolva positivamente il problema della ex Valcalcino potremmo usare  un locale contiguo a quello che ci è stato dato, attualmente occupato come incubator.
La Regione tempo fa ha versato una cospicua somma proveniente dall’Unione Europea per l’adeguamento del Meeting Point a  funzioni più attuali e ha voce in capitolo. Però pensiamo che offrire aiuto a una associazione impegnata nel campo del contrasto della violenza domestica, per il Comune rappresenti un merito, se non un vanto.
Del resto anche la Casa delle Donne è , a suo modo, un incubator, se vogliamo richiamare le attività di prevenzione rivolte alle Scuole  e le proposte in fase di studio riservate agli adolescenti, oggi più colpiti e feriti dall’isolamento causato dalla  pandemia.
Stiamo infatti pensando, anche per ragazzi, allo strumento  Laboratorio, per il ruolo attivo e l’ esercizio integrato di abilità operative e cognitive, nonché l’incentivo alla collaborazione e reciprocità.
Il primo è un Laboratorio relazionale per smantellare  conflittualità, violenza, bullismo, mobbing, a favore del rispetto delle differenze e delle  complementarietà, ricorrendo alla  filmografia tematica disponibile in  dvd e condotto dalle nostre psicologhe.
A seguire, sempre nell’ottica di spazi adeguati, un Laboratorio teatrale, per  potenziare l’autocontrollo e l’autostima, mettersi in gioco e sperimentare il pensiero divergente attraverso la corporeità.
E forse, nella bella stagione,  un Laboratorio ambientale per uno sguardo nel futuro. Territorio e suolo. Aria e acqua. Sviluppo sostenibile. In collaborazione con le associazioni  ambientaliste e il Parco della Polveriera.
Tante idee che troveranno vita in spazi adeguati, mentre al momento si fa di necessità virtù come nel caso  delle limitazioni obbligate dal lockdown.

Ottavia Mermoz