Si chiude un anno indimenticabile per Ivrea

E se ne apre uno chiarificatore e straordinariamente impegnativo

Anno indimenticabile per Ivrea questo 2018 nel quale, per la prima volta dopo la caduta del fascismo, si sono visti arrivare uomini e donne della destra nazionalista nell’amministrazione comunale e, quasi contemporaneamente, è arrivato il riconoscimento Unesco di “città industriale del XX secolo” quale patrimonio dell’Umanità. Ironia delle parole, proprio quando il sentimento di umanità è bistrattato come non mai e si trova, anche a Ivrea, chi lo persegue e lo deride. Ironia della sorte, invece, il fatto che l’Unesco abbia assegnato a Ivrea questo riconoscimento proprio quando il sindaco Della Pepa (che nei dieci anni dei suoi due mandati amministrativi ha lasciato alla città praticamente solo questo riconoscimento) ha cessato il suo incarico, dopo un mandato che, per la sua insipienza e i suoi errori, ha contribuito non poco all’affermazione elettorale delle destre.

Ma, oltre a questi due fatti che resteranno indiscutibilmente nella storia della città, altre vicende hanno segnato quest’anno che sta per finire.

Non è la più importante, ma per la ribalta avuta sulla cronaca nazionale (e il rischio che Ivrea, finora nota per Olivetti e per il vescovo Bettazzi, lo diventi anche per stupida ferocia legaiola), meritano di essere segnalate le vicende degli orrendi post su facebook dell’assessora leghista Povolo e del suo più recente tentativo di creare un conflitto con le scuole cittadine e montare un caso mediatico intorno a un concorso di presepi, peraltro gestito da un’associazione di “esperti d’Africa” (alla quale andrà un contributo del Comune di 4.200 euro) che non disdegna partner guerrafondai quali ANVG (Associazione Nazionale Volontari di Guerra), Lowa Vahalla Express (abbigliamento militare), PST (“tactical trainer former military”) e via sparacchiando.

Più serie e preoccupanti le vicende del lavoro a Ivrea [vedi altri articoli più puntuali in queste pagine ndr] e, in particolare, la “programmata” crisi dell’ex CIC e quella annunciata di Comdata esplose proprio in questo finale di 2018. Crisi lavorative che sono alla base di un progressivo generale impoverimento della città, che resta sonnacchiosa e a tratti catatonica, mentre non accennano a diminuire i cartelli “vendesi” o affittasi”, sintomo di dismissioni, chiusure, necessità di denaro.

Questo 2018 segna anche, con la sconfitta elettorale nazionale e comunale, la quasi scomparsa di fatto del Partito Democratico, prostrato da un’agonia che a Ivrea è stata particolarmente lunga (sostanzialmente iniziata cinque anni fa, all’insediamento della seconda amministrazione Della Pepa, con lo stillicidio di attacchi al sindaco e alla giunta piddina e l’assalto alla guida del partito da parte della ex renziana, oggi vicesindaco, Ballurio).
Sconfitta elettorale alle comunali eporediesi che ha pure mostrato tutta la debolezza di una visione “ultralocalistica e amministrativista”, qual è quella rivendicata da Viviamo Ivrea, che ha visto in questi ultimi mesi del 2018 il suo consigliere comunale, Comotto, trasformarsi, nei fatti, in una sorta di “consigliere aggiunto” alla maggioranza. Chiarendo così, una volta di più, dove approdano prima o poi quanti si dichiarano post-ideologici e guidati solo dalla ricerca del “bene della città”.

Ma è ancora in questa fine del 2018, con l’acquisto della “fabbrica di mattoni rossi” e della ICO, che comincia a concretizzarsi il progetto avviato da Icona, una società con 12 soci paritetici (AEG Cooperativa, Alfa srl, Boma2015 srl, Esseci srl, Iniziative Casa srl, ManitalIdea spa, Message spa, Mongar srl, Perino Immobili snc, Polma costruzioni, Progind srl, Tesi srl). Per il momento solo un’acquisizione immobiliare costata a Icona due milioni di euro a fronte di 40mila metri quadri sull’asse di via Jervis, ma già nell’anno prossimo, assicurano Andrea Ardissone e Alberto Zambolin promotori di Icona, dovrebbero esserci i primi investimenti in progetti innovativi in quell’area.
Così pure Osservatorio migranti e GEC (Gruppo di Educazione alla Cittadinanza) non sono arrivati nel 2018, ma è in questo anno che sta finendo che le loro attività sono diventate vitali per la dignità della città, per mantenerle i connotati di apertura e accoglienza, coniugandoli nella realtà odierna.

L’anno che verrà: chiarificatore e impegnativo.

Per cominciare dalle sciocchezze, sarà curioso vedere cosa si inventerà l’assessora Povolo per rinnovare il suo “quarto d’ora di notorietà”, viatico ormai usuale per farsi notare dai boss del suo partito e guadagnarsi così la candidatura a un seggio più prestigioso (e meglio retribuito) di quello di assessora nel Comune di Ivrea. E altrettanto curioso sarà scoprire dove si spingerà la straripante invadenza della vicesindaco Ballurio: dopo la Fondazione del Carnevale toccherà al Circolo Canottieri?

Passando a chiarificazioni più importanti, non potrà tardare ancora molto la presentazione del bilancio da parte dell’amministrazione Sertoli. Si riuscirà così a capire verso chi e a scapito di chi si vuole muovere, se e quale disegno intenda perseguire.
Già nel bilancio, e certamente nell’attività amministrativa del prossimo anno, si coglieranno meglio e più chiaramente i condizionamenti di Lega e Forza Italia che, seppur in concorrenza tra loro, non possono perdere questa occasione storica per radicarsi nella città e nei “circoli che contano”. E si potrà registrare quanto quest’opera di radicamento sarà favorita dal cambiamento in atto nella stessa struttura sociale della comunità Eporediese.
Ciò che sarà meno alla luce del sole, ma certamente chiarificatore e molto interessante, sarà il riposizionamento degli interessi e degli affari rispetto alla nuova amministrazione comunale. E in questo senso un primo test sarà la questione della variazione edilizia per l’insediamento di un Ipercoop davanti alla stazione ferroviaria, nell’area di casa Molinario.

Molto potrà cambiare in fretta, nella primavera le elezioni europee potranno dare qualche scossone all’attuale assetto governativo del Paese, ma, sul piano locale, il 2019 sarà un anno straordinariamente impegnativo per chi vuole mantenere aperta la città alla convivenza civile e all’agibilità democratica. Compito non facile in una situazione in cui anche le istituzioni locali sono in sintonia con quella vera e propria “Internazionale nazionalista” che, come nel secolo scorso tra le due guerre mondiali, si alimenta del malcontento generato (dopo la crisi del 1929 nel secolo scorso, oggi dopo quella dei subprime nel 2008) dalle ricette di austerità nei confronti di molti e dall’impoverimento generale accompagnato da un incremento senza precedenti delle diseguaglianze.

L’impegno straordinario nell’anno che sta arrivando è quello di organizzare la Resistenza, cioè la risposta umana all’imbarbarimento delle relazioni umane e sociali. E questa potrà essere tanto più efficace quanto più sarà capace di innescare e intrecciare lotte per le condizioni di vita (a cominciare da lavoro, sanità e scuola) di tutte e tutti.

Non c’è che dire: sta per cominciare un anno straordinariamente impegnativo e, per dirla con De Gregori, “Nessuno si senta escluso”.

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