Stop! Semaforo Rosso!

Riceviamo e pubblichiamo la riflessione di una nostra lettrice in merito ad un manifesto elettorale di Casapound su un autobus della GTT a Ivrea e del significato sociale che comporta

L’autobus fotografato con il manifesto elettorale di Casapound

Stop!
Fermi tutti!
Il semaforo è Rosso!
C’è un limite che non può essere superato!
Fermi!!!!!!

È un limite stabilito per Legge, sí, ma prima ancora dalle leggi sella Vita e da un bisogno profondo, comune a tutti, di abitare e muoverci in uno spazio in cui sentirci protetti, in cui proteggerci gli uni con gli altri, riconoscendoci e riscoprendo continuamente che la vita ha valore; ogni Vita. Quella di tutti e di ognuno di noi, uomini, donne, bambini e bambine, in viaggio, sulla Strada.

Questa mattina, ferma in auto al semaforo di Corso Botta, un autobus della GTT ha superato un limite invalicabile, oltre il Semaforo Rosso, oltre ogni silenzio possibile: l’autobus trasportava e mostrava spudoratamente il manifesto elettorale di Casapound con la scritta “Vota più forte che puoi”!
Ed eccomi a cercare di spiegare a mia figlia di 5 anni, perchè ho rincorso quell’autobus per fotografarlo! Che cosa c’era scritto e, subito dopo, che ci sono persone e gruppi politici che vogliono disfarsi dei diritti umani, della nostra Costituzione. E lei: «mamma, ma noi che siamo italiani non verremo mandati via da nessuno, vero?»
Cosa dire quando sai che, una volta che le leggi “fondamentali” vengono violate e stralciate nell’indifferenza, non c’è più protezione per alcuno, non può esserci sicurezza reale; che essere italiani non è garanzia assoluta per il nostro futuro, perché anche tra “noi” esistono molte differenze e diverse appartenenze.
Una volta superato il limite e il semaforo rosso, potrebbe arrivare qualcuno e dire: “la colpa è dei mangiatori di carne, degli automobilisti, dei grassi che rubano il cibo, degli statali, degli autisti, dei.vaccinati o non vaccinati; e allora fuori! O via i diritti di cittadinanza a queste persone!”
Non serve un grande sforzo d’immaginazione, perché il processo si è rimesso in moto da tempo.

L’odio e la distruttivitá, da passioni e sentimenti presenti nell’essere umano che ognuno di noi può attraversare, ma che sia individualmente sia socialmente, deve imparare a contenere, integrare e trasformare con le parti vitali (d’amore) che ha in sè, sta diventando nuovamente una “passione e forza politica” che può essere all’occorrenza fomentata o negata dalle forze in campo, al fine di mantenere o sovvertire il potere e l’ordine sociale.
L’odio è tra noi, come l’autobus che circola (per ora) indisturbato per le vie della cittá.
L’odio è potenzialmente in tutti noi.
Meglio saperlo, imparare a riconoscerlo e chiamarlo per nome piuttosto che negarlo in forme di autocompiacimento buonista.
Ciò che dobbiamo fare è tornare ad imparare come e con quali pratiche di azioni sociali e politiche, oltre che individuali, possiamo prevenirlo, contenerlo, impedendo alla sua forza distruttiva di agire indisturbata e trasformarlo.
Come rendere l’odio pensabile e non solo agito?

Anzitutto con limiti chiari, semafori rossi in grado di indicare quando e come si può e non si può passare, quando e dove ci si Deve fermare e far fermare per evitare l’irreparabile.

È davanti al rosso si devono fermare tutti, belli e brutti, bianchi e neri.
Chissà che in quel.punto, sulla linea ci si possa guardare in faccia, accorgerci che rischiamo di distruggerci con le nostre stesse mani e svegliarci da questo brutto sogno.
Perché tutti noi possiamo fare bei sogni.

Cristina Balabani