Sulle “stanze del buco” ennesimo buco nell’acqua ad opera del duo Marrone-Icardi. E ora il Piemonte rischia di perdere un’eccellenza.

Continua la crociata moralista degli assessori regionali alle politiche sociali e alla salute. Dopo gli attacchi alla 194 ora nel mirino i servizi di riduzione del danno. Un secco no alle stanze del consumo e via i fondi anche per i più moderni progetti di outreach e drug checking. Ne parliamo con la dottoressa Elisa Fornero, referente del servizio di riduzione del danno NeuTravel.

Dopo il no alle cosiddette “stanze del buco”, ora anche per i servizi di riduzione del danno non arrivano fondi. Il futuro di questi progetti è a rischio?

Prima di tutto bisogna distinguere tra servizi di riduzione del danno “classici”, come i drop in (unità mobili per lo scambio di siringhe e fornitura di naloxone anti-overdose), e i servizi più moderni come Neutravel, che si occupano dei contesti del divertimento (rave, festival e club) con attività di outreach (contatto diretto con il consumatore nei contesti del divertimento), spazio intermedium (ascolto e supporto psicologico per chi utilizza sostanze) e servizio di drug checking (test sulla qualità delle sostanze).
Parlando di servizi “classici”, a Torino esiste tutt’ora il servizio PIN (Progetto Itinerante Notturno), l’Asl To4 ha il servizio Sommergibile e tanti altri. L’Asl To4 in particolare è sempre stata all’avanguardia in questi senso: oggi non c’è più il drop in di Ivrea, ma solo perché l’affluenza è diminuita, non perché l’Asl non lo volesse più. Poi c’è il drop in di Alessandria, che ha aperto da poco il servizio di drug checking, e sta partendo un progetto simile a Cuneo che prevederà anche interventi di outreach. Sono tutti progetti cofinanziati dalla Cooperativa Alice di Alba, la stessa che cofinanzia noi di Neutravel.
Dal 31 dicembre però non sono più arrivati dalla Regione i fondi necessari a proseguire l’attività. La cooperativa Alice ha deciso comunque di finanziare ancora un mese di servizio, ma non abbiamo più i fondi per proseguire oltre. A oggi il tema è sul tavolo, c’è un dialogo con l’istituzione Regionale, ma per ora siamo costretti a sospendere i servizi: niente attività di outreach, niente spazio intermedium, niente servizio di drug checking su Torino. Non sappiamo se e quando le risorse verranno stanziate.
Il problema è che tutti i servizi ancora attivi in Piemonte hanno una dimensione locale: venendo a mancare Neutravel, manca un cappello regionale e paradossalmente manca il controllo su Torino, che sarebbe la principale città da monitorare.
Il 30 e 31 marzo a Torino ci sarà la riunione di Newnet, la rete di organizzazioni no profit simili a Neutravel che fanno interventi di outreach nei contesti del divertimento. Speriamo sia di buon auspicio.

Parliamo più nel dettaglio delle drug consuption room, le cosiddette “stanze del buco” dove è possibile consumare droga in un ambiente igienicamente sano e sotto controllo medico, e in generale degli interventi di riduzione del danno: quanto è efficace nei fatti un approccio non criminalizzante all’uso di sostanze? Quali i costi?

La riduzione del danno viene spesso attaccata perché è un approccio nuovo, quindi mancano prove empiriche sull’efficacia a lungo termine.
Esistono però già diversi studi che provano che per ogni dollaro speso in siringhe pulite il servizio sanitario nazionale ne risparmia 100. Laddove sono state installate le drug consumption room non solo non si registra un incremento del consumo, ma si vede invece diminuire la criminalità. Per quanto riguarda poi il drug checking, esso monitora il flusso delle sostanze ed è evidente la potenzialità di prevenzione di intossicazioni inconsapevoli: le persone che scoprono di essere in possesso di sostanze alterate o diverse dal previsto per lo più non le assumono. Sono interventi che peraltro costano molto poco: per tutti i servizi che abbiamo fornito in un anno, e in Neutravel lavoravamo in circa 15 persone, abbiamo speso poco più di 80.000 euro.
È un campo su cui l’Europa sta tutt’ora sperimentando e cercando un quadro teorico condiviso: da poco è partito un progetto su Openimpact, una piattaforma online, per cercare indicatori che provino l’efficacia di questi servizi.

Gli assessori Marrone e Icardi sostengono che “non daranno mai parere favorevole a scelte che agevolino percorsi autodistruttivi”. Un’aria da guerra alla droga si respira nelle strade di Torino, dove recentemente si vedono grandi retate soprattutto nei quartieri più poveri. Quali sono gli effetti a lungo termine di una approccio repressivo alla questione sostanze e dipendenza?

Storicamente la “war on drugs” uccide più persone di quante ne salva. Non parliamo solo di paesi come le Filippine, dove i consumatori di marijuana vengono uccisi nelle strade, o della crisi del fentanyl negli USA. Nuove molecole vengono sintetizzate ogni giorno per superare i controlli sulle sostanze tabellate (quindi proibite), e se sulle sostanze vecchie sappiamo come agire, non è la stessa cosa per quelle nuove. Il problema è che appena riusciamo a capirci qualcosa di più, la nuova sostanza viene tabellata e proibita, così il mercato reagisce creando nuove molecole su cui non sappiamo nulla e siamo di nuovo da capo.
Al contrario ci sono diversi dati che dimostrano come gli approcci non criminalizzanti abbiano effetti positivi: le politiche di legalizzazione e decriminalizzazione applicate in paesi come Spagna, Olanda e Portogallo hanno portato diversi benefici, tra i quali l’emersione del fenomeno e la nascita di strumenti con i quali evitare le situazioni di dipendenza.
Le grandi retate antidroga al contrario puliscono le strade per un po’, ma non estinguono il fenomeno. Le politiche europee si sono sempre concentrate sul ridurre l’offerta, ma se c’è un’offerta è perché c’è una domanda. Invece di seguire le persone sarebbe più utile seguire il flusso dei soldi, perché il grande traffico non avviene nelle strade, ma in posti ben lontani da esse.

Parlando di strada, il vostro lavoro vi porta sicuramente ad avere un quadro più esaustivo sul consumo di sostanze. Quali cambiamenti sono in atto sul nostro territorio?

Parlando di Torino, l’uso di eroina per via iniettiva è sicuramente diminuito, quindi la scelta di opporsi alle stanze del consumo danneggerà per lo più tossicodipendenti di vecchia data e di mezza età. Chi inizia oggi a utilizzare eroina per lo più la fuma, ma anche in questo senso non si è visto un aumento del consumo. Ciò che si vede crescere tantissimo, non solo sul nostro territorio, è l’uso di crack (cristalli di cocaina da fumare): non serve lavorarci, è visibile nelle strade e sta sostituendo l’eroina perché porta a un uso compulsivo. Altra particolarità è la sempre maggior diffusione della ketamina: 10 anni fa era una droga di nicchia praticamente limitata al contesto dei rave party, oggi la troviamo nei club e agli aperitivi, spesso mischiata con cocaina.
In generale l’uso di cocaina è aumentato, i prezzi sono più accessibili pure a fronte di una qualità migliore rispetto a pochi anni fa. Del resto gli stimolanti sono perfetti per la nostra epoca dove dobbiamo sempre essere attivi e prestazionali: le sostanze spesso vengono usate per reggere i ritmi dei tanti impegni che abbiamo.

 

Lorenzo Zaccagnini