Torino, nude al consiglio regionale: Extinction Rebellion si unisce alla mobilitazione dell’8 marzo

Torino, 6.03.2022 – Attiviste di Extinction Rebellion si sono spogliate all’ingresso della sede del Consiglio Regionale del Piemonte, rimanendo a seno nudo. Un gesto fortemente simbolico messo in atto per mettere in luce come le donne subiscano in misura nettamente maggiore le conseguenze della crisi ecoclimatica

Hanno aspettato alle porte di Palazzo Lascaris l’arrivo dei consiglieri, a seno scoperto, cantando ma rimanendo immobili al loro passaggio. Sui loro corpi si legge: “stupro climatico”, “ingiustizia climatica”, “disuguaglianza climatica”, “abuso climatico” in rappresentanza di tutte le donne che, in ogni parte del mondo, subiscono sui loro stessi corpi gli effetti della crisi ecoclimatica. Ciascuna delle attiviste aveva tra i capelli e in vita una fascia fucsia, il colore simbolo di Non Una Di Meno, movimento transfemminista internazionale che ha lanciato lo sciopero e la mobilitazione in occasione della giornata mondiale della donna.

Una denuncia della violenza contro il pianeta e contro le donne, che arriva alle porte della Regione Piemonte, in occasione della seduta settimanale del Consiglio Regionale. Qualche settimana fa, durante il Consiglio Regionale aperto sullo stato di emergenza ecoclimatica, la maggioranza del consiglio ha approvato tre atti di indirizzo politico che incentivano la Regione Piemonte e l’Italia intera a investire su nucleare, gas fossile e termovalorizzatori. In uno scenario in cui il mondo si proietta a un aumento della temperatura di almeno 2 gradi centigradi, e la comunità scientifica mette continuamente in evidenza come le conseguenze siano estremamente maggiori nei confronti delle donne, questi tre atti di indirizzo rappresentano una violenza nei confronti di tutte le donne di questa regione. “La contrapposizione dei corpi femminili nudi e indifesi alla violenza sistematica delle istituzioni”, commentano le attiviste, “vuole evidenziare come la posizione assunta dalla maggioranza il 22 febbraio sia una negazione della gravità della crisi, un rifiuto delle proprie responsabilità nel proteggere la cittadinanza, ma una ferita inferta soprattutto alle donne”.
L’emergenza ecoclimatica, infatti, impatta in maniera devastante sulle vite delle donne di tutto il mondo. Secondo un recente rapporto dell’ONU, l’80% dei rifugiati climatici risultano essere donne. Già nel 2020, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura metteva in evidenza come gli shock climatici, le pandemie e il degrado ambientale stiano portando a un aumento dei casi di violenza, stupri e a una maggiore povertà rispetto gli uomini [IUCN Report, 2020]. Nel 2021, per esempio, si stima che gli eventi climatici estremi abbiano impedito ad almeno quattro milioni di ragazze nei paesi a basso e medio reddito di completare la loro istruzione.
Sono quindi soprattutto le donne a subire gli effetti della crisi climatica. Non più solo nel sud del mondo, ma anche nei nostri paesi e nelle nostre città. Sebbene il progressivo degradarsi delle condizioni ambientali comporti serie conseguenze per ogni essere umano, esso impatta maggiormente sui segmenti più fragili e oppressi delle società.
Tuttavia, la rappresentanza media delle donne negli spazi di negoziazione politico-climatica, sia nazionali che globali, è ancora intorno al 33%. Più in generale, la partecipazione delle donne alla vita politica e negli organi istituzionali è ancora molto bassa. Nell’attuale Consiglio e Giunta Regionale del Piemonte, per esempio, la percentuale di consigliere è del 17,5%. Dall’altro lato, però, sia in Italia che in tutto il mondo, le donne costituiscono la maggioranza degli attivisti climatici, agendo come leader appassionate, e trovando nel movimento climatico una nuova sorellanza e uno spazio dove l’equità di genere possa essere realtà.

Per queste ragioni, oggi, mentre in altre parti della città altre donne fanno sentire la propria voce contro i femminicidi, perché sia garantito il diritto all’aborto, per l’accesso ai consultori pubblici e per altri diritti fondamentali, Extinction Rebellion torna al Consiglio Regionale per ricordare alla cittadinanza che chi è stato eletto per proteggere i propri cittadini e le proprie cittadine, oggi, non lo sta facendo.

L’ultimo report dell’ONU sulla crisi climatica, pubblicato proprio il 28 febbraio, è stato definito dal segretario generale delle Nazioni Unite “un atlante di sofferenze umane e un’accusa inappellabile della leadership mondiale e del suo fallimento”. Di queste, le prime sono vissute principalmente da donne, della seconda ne fanno invece parte principalmente gli uomini.
È ormai necessario che chi governa a livello locale, nazionale e planetario decida di agire concretamente sulla crisi ecoclimatica e lo faccia condividendo la leadership con le tante donne che, in questi ultimi anni, hanno animato e guidato il movimento climatico.

Extinction Rebellion Torino