Tra due fuochi. Cronache dagli USA.

DA KENOSHA – WISCONSIN.
Tra due fuochi.
O hanno sottovalutato la forza del popolo arrabbiato e invasato, o hanno lasciato fare.

Girava voce che entro le prime due settimane di gennaio sarebbe stata emessa la sentenza per il poliziotto che ad agosto sparò sette colpi a Jacob Blake. Per questo a Kenosha ci stavamo preparando ad una nuova ondata di disordini. [Kenosha è la città in cui il 23 agosto 2020 l’afroamericano Jacob Blake è stato ferito gravemente da diversi colpi d’arma da fuoco sparati alla schiena da un agente di polizia, ndr]
Martedì, tornando a casa dal lavoro, mi è passata di fianco una carovana di carri blindati e un pullman carico di soldati. Il centro l’hanno chiuso al traffico, gli edifici pubblici protetti dai soldati armati, i negozi hanno coperto le vetrine con i pannelli per non rischiare i danni subiti durante le proteste di agosto.
Quando mercoledì pomeriggio ho iniziato a ricevere messaggi da amici in Italia che chiedevano notizie, dicendo che al TG c’era la diretta dagli USA, ho subito pensato ai disordini a Kenosha. Eppure era tutto tranquillo. Poi mio figlio ha chiamato per dire di guardare la diretta dal Senato. A quel punto ho capito.
Le immagini raccapriccianti mi hanno sconvolto. Sinceramente non mi aspettavo che si potesse arrivare a tanto, a mettere a rischio la propria vita in questo modo per un presidente. Quale che sia il presidente in questione, io spero sempre che la gente riesca a pensare con la propria testa, senza bisogno di arrivare a gesti così estremi.

Non so se è chiaro a tutti cosa significava esattamente la giornata del 6 gennaio, quindi provo a spiegare a grandi linee.

Quando gli statunitensi vanno alle elezioni, non scelgono direttamente il presidente ma il partito. Sono necessari vari giorni per raccogliere tutti i voti perché è ammesso il voto per posta e quest’anno i voti via posta sono stati più del solito. Nel giro di un mese circa, ogni Stato “certifica” i propri voti.
Il 6 gennaio i rappresentanti di ciascuno Stato, i Grandi Elettori, si presentano in Campidoglio per consegnare al vice Presidente degli Stati Uniti, che è il Presidente del Senato, una busta col numero dei voti del proprio Stato. Al termine di questa cerimonia, dopo l’ultimo conteggio, il vice Presidente dichiara ufficialmente il nome del nuovo Presidente degli Stati Uniti.
Tecnicamente il vice Presidente potrebbe anche non accettare alcuni voti, ribaltando quindi il risultato finale. Ed è proprio quello che Trump aveva chiesto a Pence di fare.

Cinque persone hanno perso la vita, quattro civili e un poliziotto. E mi stupisce che siano solo cinque perché sinceramente mi aspettavo peggio. Tutti si aspettavano peggio. Perché i poliziotti sono addestrati a reagire in situazioni di questo genere.
Seguendo la diretta dei principali network, qualcuno diceva che se davvero avessero voluto fermare la folla, l’avrebbero fatto mettendo più poliziotti. Era da alcuni giorni che stavano organizzando questo mob sui social. O hanno sottovalutato la forza del popolo arrabbiato e invasato, o hanno lasciato fare.

Le persone con cui ho parlato non si sbilanciano molto. Qui sono tutti molto “politically correct” ed evitano di parlare di politica per non correre il rischio di litigare col vicino di casa o col collega di lavoro o con l’amico. Inoltre, nonostante qui del Covid se ne freghino, io cerco di stare il più possibile in casa. Qualcuno però l’ho sentito sui social e ho avuto la sensazione di dejà vue. Come quando Berlusconi venne eletto Presidente del Consiglio ma a parlare con la gente nessuno voleva ammettere di averlo votato. A Kenosha succede la stessa cosa: ha vinto il partito di Trump ma tutti appaiono indignati. Eppure è stato votato.

(Per dovere di cronaca: il poliziotto che ad agosto sparò a Jacob Blake non ha subito alcuna condanna).

Renata S.