Un centro benessere nella “Nuova ICO”

Dopo la variante J del piano regolatore per l’asse di via Jervis, apre a metà aprile “La Direzione del Benessere”, un “centro per il benessere fisico delle persone in uno spazio di duemila metri quadri”: aperto 7 giorni su 7, occuperà 30 persone

Presentazione sontuosa, venerdì 3 marzo al castello di San Giorgio Canavese, del centro che “La Direzione del Benessere srl” aprirà a metà aprile in duemila metri quadri (ce ne sono 70mila inutilizzati) degli stabilimenti ex Olivetti di Ivrea, precisamente al primo piano della “Nuova Ico” in via Jervis 13, accanto alla parte occupata dagli uffici della Vodafone Italia.
Sontuosa la sede della conferenza (un salone del castello dei Conti di Biandrate), di peso la partecipazione alla conferenza (dal Sindaco di Ivrea all’assessora regionale Pentenero, dalla direttrice della Sovrintendenza alle belle arti della Città Metropolitana al capo italiano del fondo di investimento proprietario degli edifici, da Pasquero AD del Bioindustry Park di Colleretto Giacosa a diversi assessori e consiglieri comunali di Ivrea, dal presidente di AEG cooperativa a rappresentanti di banche locali) e, ça va sans dire, di ottimo livello anche “l’aperitivo di saluto” finale.
Tanti i ringraziamenti di Michele Cavaliere, AD della società “La Direzione del Benessere”, agli invitati (compresa Giunta e Consiglio comunale eporediese) e in particolare alla “cara amica Alberta Pasquero” che ha seguito tutto l’iter di questa “avventura imprenditoriale”. Pasquero che, nel suo intervento a conclusione della conferenza, incita a “non avere freni inibitori” perché “il riuso degli edifici olivettiani è una sfida possibile” e questo intervento “è una leva perché anche altri investano in attività che riqualifichino via Jervis di Ivrea”.
Una via che, dice in apertura Cavaliere, “mi emoziona, in ogni sua parte, mattonella, trave, muro, vetro,…”, una via che “per tutti gli eporediesi è motivo di orgoglio” ed emozionante per Cavaliere è questa nuova avventura anche perché “rappresenta la ciliegina sulla torta delle tante attività che ho intrapreso nella città”.

Ma di cosa si tratta?
Di nuovo, tutta sul piano emozionale è la presentazione dell’attività nella quale si legge che “l’idea, nata da un’intuizione di Michele Cavaliere, prevede di spingersi oltre la definizione di benessere tramite la creazione di un luogo che possa suscitare emozioni multisensoriali mediante l’esaltazione del design della struttura, la valorizzazione degli elementi tecnologici, l’enfatizzazione della socialità, la sublimazione di fragranze e sapori”.

E ancora:
il progetto prevede l’implementazione di servizi per il benessere fisico della persona e di servizi di ristorazione per realizzare una sorta di tempio del corpo e del culto del benessere aperto 7 giorni su 7. L’essenza della Società risiede nella cura delle persone, attraverso un’accoglienza diversificata secondo la loro natura, esaltando le sensazioni emozionali ed agevolando il raggiungimento dello stato di relax coccolando il corpo e, soprattutto, l’anima della propria clientela”.
Il progetto, sviluppato da Michele Cavaliere con Dafne Zanolo ed Edoardo Cavaliere, ha incontrato “l’entusiasmo e il coinvolgimento diretto in questa nuova impresa” di “altri soci che continuano a credere nella bellezza e nello sviluppo sostenibile del nostro territorio: Stefano Sertoli, Stefano Braghin, Marco Trotto Gatta, Andrea Francisco, Giuliana Petitti, Alberto Getto e Luca Piacentino”.
Ovviamente “il filo conduttore delle attività sarà la qualità di tutti i servizi erogati, sia di quelli diretti sia di quelli indiretti, attraverso l’accurata selezione dei 30 collaboratori che presteranno la loro attività lavorativa all’interno del centro, oltre ai soci lavoratori”.
Trenta collaboratori che saranno scelti “ tra i 700 selezionati attraverso i servizi del Centro per l’impiego” informa l’Assessora regionale al lavoro, mentre Accurti, della Sovrintendenza, si dichiara “felice perché si tratta di un primo passo della rinascita di una parte della città, quella monumentale delle officine Ico”.
Doveroso – per il Sindaco di Ivreaintervenire a questa conferenza per almeno due motivi: per riconoscere lo sforzo di dieci persone che intraprendono un’avventura per realizzare qualcosa di bello al servizio dei cittadini e perché come amministrazione abbiamo scommesso sull’asse di via Jervis (tanto da aver fatto un’apposita modifica al Piano Regolatore affinché possano insediarsi servizi come questo, a supporto delle aziende, dove il lavoratore possa trovare relax e benessere), perché vogliamo riportarlo all’onor del mondo tanto da volerlo vedere dichiarato patrimonio dell’Unesco”.
E sulla candidatura di “Ivrea città industriale”, premettendo che sarà un mantra che gli sentiremo ripetere diverse volte, Della Pepa informa che “si trova già sui tavoli dell’Unesco a Parigi. Nel corso di quest’anno arriveranno in città gli ispettori per verificare la corrispondenza con il dossier presentato e nel 2018 molto probabilmente, per la prima volta, un bene industriale del Novecento sarà riconosciuto patrimonio universale. Un modo per accendere le luci su Ivrea, non solo per attrarre turismo, ma anche insediamenti industriali”.
Al netto dell’inevitabile enfasi per ogni nuova attività che si avvia, il centro di via Jervis 13 dovrebbe essere composto da una palestra, una sauna, una sala per lo squash, un’area bambini, un ristorante, un bar e presumibilmente qualche altro servizio alla persona. La sua principale novità consiste nel fatto di essere il primo insediamento commerciale negli edifici industriali olivettiani. E che questo avviene dopo una modifica al Piano Regolatore (la variante J al PRG che è facile immaginare sia stata fatta proprio in seguito alla nascita e allo sviluppo di questo progetto).

E’ difficile dire se tanta spiritualità (“tempio del corpo”, “culto del benessere”, “sensazioni emozionali”, “anima della propria clientela”) sia un omaggio, seppur sgangherato, alla spiritualità di Adriano Olivetti o invece pura “fuffa” divenuta, da un po’ di anni, indispensabile per confezionare qualsiasi prodotto (dalle patate che diventano tuberi solanum alle saune o palestre che diventano sensazioni emozionali e via sproloquiando) e venderlo meglio e a prezzo più alto.
Visto lo svarione sugli architetti “Luigi e Gino Pollini” che, secondo la cartella stampa, avrebbero “sperimentato un interessante esempio di architettura industriale, molto innovativo rispetto ai modelli allora in voga” [gli architetti della “Nuova ICO” furono Luigi Figini e Gino Pollini, con Eduardo Vittoria che, nel 1956, progettò la copertura in ferro e vetro ndr] viene da pensare che lo “spirito olivettiano” e le architetture c’entrino poco con l’attività che sta per avviare “La Direzione del Benessere srl” e c’entri invece molto di più la volontà di “rispondere alle esigenze di mercato in relazione all’attuale analisi socio-economica” (per citare un passaggio conclusivo della presentazione) o, più prosaicamente e chiaramente, per intercettare quella area di consumatori che lavorano alla Vodafone e, più in generale, in via Jervis.
Nulla di male e niente da dire, tanto più che, di questi tempi, trenta posti di lavoro che si creano saranno una goccia, ma in un territorio “assetato” non si buttano certo via.

Che questo poi possa essere un primo passo per il “rilancio dell’asse di via Jervis” o la “rinascita delle officine ICO”, sarà tutto da verificare. Mentre sarebbe già ora necessario discutere meglio e di più il rischio, in verità lontano, che quella via che è stata lavoro e identità della città nel secolo scorso (tanto che la si candida a patrimonio Unesco), diventi una specie di bazar moderno (o post moderno si dovrebbe dire per essere più trendy).
Un rischio lontano, perché, mentre la città continua ad avere sempre meno residenti, continua però a espandersi territorialmente. Così, mentre le attività commerciali del centro storico sono da tempo in forte sofferenza, l’area del “Parco Dora Baltea” (la Ivrea 2, si diceva anni fa) non sembra – nonostante la “farcitura” di uffici pubblici (tribunale, agenzia delle entrate, poliambulatorio) e privati – riuscire a compensare le chiusure del centro. E appare perciò difficile che l’apertura al commercio dell’asse di via Jervis possa realmente determinare un grande sviluppo del settore.
L’apertura di questo nuovo “centro benessere” in via Jervis (come, per certi versi, il progetto VistaTerra al castello di Parella, Villa Nesi a Ivrea e altri) conferma, infine, un dato consolidato in questi dieci anni di crisi senza fine (un dato che, quasi certamente, è alla base della “analisi socio-economica” a cui fa riferimento “La Direzione del Benessere”): i consumi in crescita nel nostro Paese sono quelli dei beni e servizi di fascia alta o di lusso. Quasi a significare che l’unica “redistribuzione” possibile nel sistema capitalista oggi sia quella di incentivare i ricchi a consumare beni e servizi costosi, permettendo così ai “non ricchi” di lavorare (a quali condizioni poi lo si può vedere dovunque) per fornire quei beni e servizi.
Che questo sia un dato di fatto e che rappresentanti pubblici ci debbano fare i conti, va bene. Che si spertichino in applausi e consenso, forse non tanto.

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