Vodafone: confermata la ragione dei lavoratori

Che fosse una causa persa, Vodafone lo doveva sapere, però un colosso multinazionale non può cedere davanti a una manciata di lavoratori, rifiuta la conciliazione e va avanti. E perde di nuovo: i trasferimenti a Milano erano illegittimi.

La vicenda dei trasferimenti a Milano nasce il 29 maggio 2017 quando Vodafone annuncia l’apertura di una procedura di trasferimento collettivo per 19 dipendenti della sede di Ivrea. Anzi, in realtà nasce nel 2007, perché i lavoratori colpiti un anno fa dal trasferimento a 130 km dalla loro sede, erano (17 su 19) lavoratori che si opposero alla cessione da Vodafone a Comdata Care del 2007, tutti tesserati e rappresentanti sindacali Cobas. Gli altri due erano lavoratori “parzialmente esentati dal lavoro in cuffia”, ugualmente poco graditi all’azienda per questo “difetto”.

La reazione ai trasferimenti da parte dei lavoratori fu forte e immediata. Subito annunciato il ricorso e coinvolte le forze politiche e la cittadinanza. In poche ore i lavoratori hanno raccolto quasi mille firme di solidarietà, incassato il sostegno e la mobilitazione di forze politiche come Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana, M5S. La costruzione da parte degli avvocati difensori dei lavoratori di un dossier completo e dettagliato ha fornito al Tribunale del lavoro tutti gli strumenti per poter giudicare l’operato di Vodafone. E il ricorso viene accolto pienamente dal giudice del lavoro del Tribunale di Ivrea Matteo Buffoni, con una sentenza esemplare che smonta pezzo per pezzo le presunte ragioni di Vodafone e dimostra l’antisindacalità e la discriminazione operata da Vodafone.
Ma Vodafone ovviamente non ci sta e fa sì rientrare i lavoratori a Ivrea, ma li obbliga a stare a casa dove vorrebbe lasciarli fino all’appello subito annunciato. Dopo qualche settimana però, per non subire sanzioni li fa rientrare a lavoro, ma li tiene confinati. E’ chiaro che Vodafone non intende in nessun modo inserire questi lavoratori in attività proprie della sede di Ivrea, né dividerli in diversi uffici (potrebbero trasmettere il virus della ribellione)e quindi, ancora una volta l’azienda fa rientrare dall’estero un’attività per tenere in uno stesso recinto i lavoratori indesiderati, diciamo per praticità, per meglio indirizzare e proseguire con il percorso vessatorio e giudiziario.

Ma le cose non sono andate come sperava Vodafone …

La sentenza del 17 maggio del giudice Luca Fadda conferma pienamente quella del collega Buffoni: i trasferimenti erano illegittimi, i lavoratori restano a Ivrea e Vodafone viene condannata al pagamento delle spese legali, più di ottomila euro (lo stipendio di un part time …).

Viva i lavoratori che conoscono i propri diritti e li difendono!

Cadigia Perini