A suon di striscioni

Cartelloni, bandiere, striscioni, … son sempre stati strumenti della lotta politica e sindacale, ma quando vengono usati per colpire la pancia dei cittadini, dei lavoratori, quando si usano per cavalcare il malessere o per fomentare le lotte fra poveri o peggio per propaganda neofascista che esalta il peggior nazionalismo, questi si trasformano in trappole per la democrazia

Un estratto del video di Report che ha attirato l’attenzione su Comdata, l’azienda sul cui androne d’ingresso sono stati attaccati due striscioni di Rebel Firm

Da mesi ormai, dopo aver dovuto sopportare manifesti di FN incollati in ogni dove in città, senza che alcuna autorità cittadina intervenisse per rimuoverli, sono cominciati a spuntare come funghi tossici striscioni di diverse formazioni neofasciste. Siam passati dal “#basta feccia nel canavese” a firma Casa Pound appeso alla balaustra dei giardini di Corso Cavour che affaccia in piazza Vittorio Emanuele I al “basta repressione (anti)fascista”, dallo striscione appeso dai giardini del Castellazzo visibile sopra la fontana di Camillo che chiedeva “libertà per i patrioti romani” in riferimento a esponenti di Forza Nuova fermati a Roma, fino ad attaccare il capo della chiesa cattolica “Bergoglio facile fare lo Ius con il Soli degli altri”. E venendo agli ultimi giorni abbiamo lo striscione sulla portineria di Comdata a Palazzo Uffici contro il sindacato in generale a firma Rebel Firm, bello steso senza difficoltà a coprire la scritta Olivetti in muratura, per cavalcare la denuncia del programma TV Report sul lavoro interinale (altrimenti molto probabilmente questo striscione non l’avremmo visto) fino ad oggi con l’estensione di uno striscione, sempre nei pressi di Palazzo Uffici in via Jervis (partigiano…), a firma Casa Pound che promette il ritorno della scritta sul Monte Giano (?) Allora, qui abbiamo il Mombarone, Monte Gregorio, Monte Stella, … e di scritte non ne vediamo… Il riferimento difatti non è canavesano, ma reatino… dove sul suddetto monte un incendio ha bruciato gli alberi oggetto di un rimboschimento della fine degli anni 30 realizzato a formare la scritta DUX per fare omaggio a Mussolini. Da allora, il fascismo fortunamente è stato sconfitto, ma la scritta – ben visibile – resisteva, fino a che un incauto cittadino ha dato fuoco alla pineta (questa è la vera disgrazia). Ed ora da Casa Pound a Storace si stan facendo in quattro per raccogliere sottoscrizioni per ripristinare la fascia-scritta. “Con la crescita della povertà nel nostro paese, si pensa alla scritta fascista?” scriverebbero gli stessi a caratteri cubitali su un grande striscione … se no avessero il conflitto di interessi.

Fenomeni da non sottovalutare

In Europa, in Italia, e anche a Ivrea, si sta sottovalutando la rinascita e sviluppo di formazioni di ispirazione fascista, xenofobe, che puntano a riempire vuoti di crisi, disperazione, disagio e povertà, abbandonati dalla sinistra sociale. Qual è il problema? Qualcuno si chiederà. Purché aiutino chi ha bisogno, che differenza fa? La differenza la fa quello che c’è dietro a quegli striscioni: ideologia nazionalista, esaltazione della forza fisica, del combattimento, odio razziale, cancellazione di diritti civili, celebrazione dei peggior figuri della repubblica sociale italiana.
Troviamo tutto questo nel profilo Facebook del gruppo nostrato Rebel Firm (dai fiori alla tomba di appartenenti alla XMas fino alla partecipazione all’ottavo corteo contro la 194 a Milano organizzato dal Comitato NO194 (ne conoscevate l’esistenza?).

Ad Ivrea di tutte queste affissioni si sente forte il silenzio delle istituzioni, anzi una voce qualche mese fa si è sentita, quella della presidente del Consiglio comunale che ha dato visibilità e sdoganamento a Rebel Firm, prima denunciandoli per apologia del fascismo e poi organizzando un incontro pubblico, in sede pubblica, con gli stessi. Stesso silenzio da parte delle aziende e della proprietà di Palazzo Uffici, invece solerti a chiedere ai rappresentanti sindacali di togliere presto le bandiere installate in occasione di scioperi e presidi.

Intervento congiunto di Rifondazione Comunista e Sinistra Italiana

STRISCIONE REBEL FIRM DAVANTI ALLA SEDE COMDATA:
STRUMENTALIZZARE LA CONDIZIONE DEI LAVORATORI PRECARI E’ DEPLOREVOLE E NON PORTA AD ALCUNA SOLUZIONE
Ancora una volta Ivrea è teatro di incursioni di organizzazioni di ispirazione neofascista che sfruttano i diversi malcontenti indirizzando generiche accuse verso precisi obiettivi tipici bersagli di queste formazioni (immigrati, antifascisti, sindacati, istituzioni democratiche).
Dopo il triste episodio delle “ronde” di Casa Pound alla Fiorana, sono stati presi di mira il Movicentro, con “un’ispezione” della stessa organizzazione e la sede di Comdata Ivrea a Palazzo Uffici, con l’esposizione di uno striscione firmato Rebel Firm, gruppo neofascista eporediese già noto in Città nelle recenti cronache estive e al centro di una vivace polemica per un incontro pubblico con una esponente istituzionale eporediese a settembre che ha dato loro una visibilità altrimenti insperata.
E’ questo ultimo episodio e la rivendicazione conseguente che tradisce ed evidenzia la profonda e radicata natura fascista di queste iniziative, infatti nel testo vengono additati come “principali responsabili” della situazione di Comdata, le “istituzioni locali e i sindacati rossi”(!). Ora, non siamo certo qui per difendere chicchessia, ma riteniamo che le principali responsabilità siano da ricercare in primis nella gestione aziendale e ancor più di un sistema di sfruttamento diffuso in tutto quel settore, praticato utilizzando leggi e normative che sono state prodotte e applicate negli ultimi vent’anni. Non a caso, tutti elementi passati molto in sordina nell’“azione di denuncia” degli attivisti di Rebel Firm, ricordando così chi che nel buio ventennio di regime fascista, veniva pagato dai “padroni” per intervenire coi manganelli contro i lavoratori che osavano organizzarsi e scioperare.
Riteniamo inoltre penoso e di nessuna utilità per le lavoratrici e i lavoratori, speculare politicamente su queste situazioni, vissute ogni giorno sulla pelle di uomini e donne che lavorano in quelle condizioni.
Invitiamo le lavoratrici e i lavoratori, precari e non, a non farsi mai strumentalizzare da chi cavalca un malessere senza proporre nulla. Sarebbe come subire doppiamente dell’ingiustizia di un lavoro non degno. I lavoratori devono essere i primi artefici del loro riscatto, organizzandosi e pretendendo dalle organizzazioni sindacali una difesa senza compromessi, dei diritti del lavoro anche quelli ormai cancellati da sciagurate leggi (Jobs Act) che hanno istituzionalizzato il precariato.
E ben vengano le denunce mediatiche di Report, se possono essere di supporto alle Parti Sociali (di qualsiasi colore), soggetti titolati per “Rappresentanza Costituzionale” che hanno il compito (e il dovere!) di affrontare questi temi e che per questo vanno stimolati e supportati, non vilipesi per “odio politico”.
Chiediamo infine alle forze di vigilanza preposte un maggiore controllo democratico del territorio. Vigilanza aziendale sempre tempestiva a chiedere alle forze sindacali di togliere le bandiere, ma che ha lasciato tranquillamente installare uno striscione sulla facciata di Palazzo Uffici a coprire la scritta “Olivetti”.

Circolo Rifondazione Comunista Ivrea
Circolo Sinistra Italiana Canavese

Ivrea, 16 novembre 2017