Comdata chiude Padova e Pozzuoli, ma anche Ivrea non si sente tanto bene

Cosa sta succedento in Comdata? Si accavallano notizie contrastanti, unica certezza la chiusura delle sedi di Padova e Pozzuoli.

Negli ultimi giorni sembra che una bufera si sia abbattuta sul mondo Comdata”, mi dice una lavoratrice di Ivrea. In realtà, almeno a Ivrea, è dall’inizio dell’anno che si manifestano sintomi di malessere. Si parte il primo febbraio con l’interruzione di 170 contratti di somministrazione (interinali) ai quali se ne aggiungono altri 60 nelle settimane successive. Colpa del calo di attività della commessa TIM, la principale per Ivrea. Il passo successivo è stata la richiesta aziendale ai dipendenti di stare a casa in ferie e in un soffio si è arrivati all’annuncio dell’apertura della procedura FIS (ammortizzatore sociale per chi non ha la cassa integrazione) per 363 persone per 13 settimane. Dal 3 aprile un dipendente su 3 lavora al 50% delle ore, di conseguenza perde la stessa percentuale di Tfr, di assegni familiari, … L’accordo parla di FIS a zero ore, i sindacati parlano di possibilità di ridurre al 50%, ma non c’è nulla di scritto. Così solo ad aprile i lavoratori sono stati a casa per metà del tempo, mentre già a maggio lavorano solo il 25% del loro orario, una settimana su quattro. E non c’è ombra di un piano industriale né notizie sulle paventate nuove commesse. I sindacati aprono quindi lo stato di mobilitazione e indicono un’ora di sciopero (praticamente una mobilitazione simbolica) al quale aderisce solo poco più di un terzo dei dipendenti. Chiaramente c’è da un lato un problema di percezione della gravità della situazione e dall’altra l’evidente difficoltà sindacale di organizzare una mobilitazione all’altezza della situazione. “Abbiamo iniziato con un’ora di sciopero per sollecitare l’azienda a portare nuovo lavoro procedendo alla formazione per la riqualificazione del personale attualmente in FIS. L’annuncio del rientro della commessa Fastweb in Italia e lo spostamento di alcune attività, mette il nostro sito in una situazione sicuramente meno preoccupante. Tutto questo però lo apprendiamo da una testata giornalistica on-line che ha ripreso un comunicato stampa aziendale che ad oggi non è stato fornito ai rappresentanti di dei lavoratori, ad oggi infatti la Rsu di Ivrea non ha informazioni ufficiali nel dettaglio.”, si legge in un comunicato delle Rsu Comdata Ivrea del 5 maggio.
Francamente non si vede una motivazione concreta per sentirsi in una “situazione sicuramente meno preoccupante”, anche considerando le modalità con le quali i rappresentanti sindacali hanno dovuto apprendere la novità e soprattutto per le notizie che arrivano dalle altri sedi di Comdata.

La chiusura di Padova e Pozzuoli

Venerdì 4 maggio le segreterie nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL annunciano che Comdata ha comunicato la chiusura delle sedi di Padova e Pozzuoli, con il conseguente licenziamento dei 264 lavoratori (204 a Padova e 60 a Pozzuoli).
Per contro, sembra che l’azienda abbia prospettato incrementi di posti di lavoro per le sedi di Cagliari, Lecce e Milano. Tutto da verificare. Sembra più uno zuccherino per indorare una pillola che comunque rimane amara, perché nulla può compensare la chiusura di due sedi e i licenziamenti.
Una notizia, questa, arrivata a squarciare un cielo che si annunciava con altri orizzonti, – scrive il Gazzettino di Padova – dal momento che la società specializzata nell’assistenza ai clienti e nell’esternalizzazione dei processi gestionali, stava preparando un piano per il consolidamento che, dopo l’estate, prevedeva la crescita di oltre duecento dipendenti.”
Sullo stesso tono le dichiarazioni di Alessandra Tommasini, segretaria della Slc della Campania “La decisione dell’azienda è totalmente incomprensibile visto che negli ultimi mesi Comdata ha dichiarato uno stato di salute buono, bilanci positivi e inoltre ha assunto diversi lavoratori in altre regioni.”.
Anche il settore delle telecomunicazioni della Cobas contesta le chiusure “Comdata non è un’azienda in crisi e dunque non vi sono ragioni che possano giustificare la chiusura di queste due sedi e la cancellazione della serenità dalle vite di 264 persone.” e chiede “il ritiro immediato di tale scellerata decisione”.
Solidarietà ai colleghi veneti e campani anche dalle Rsu di Ivrea, “Questa notizia indigna e mette in allarme il Sindacato tutto. Diamo massima solidarietà ai colleghi e, visto che Comdata è un’azienda che da anni si dichiara leader internazionale in questo mercato, che ha registrato innumerevoli acquisizioni ed è in forte espansione in molti mercati esteri riteniamo inaccettabile questa scelta! I presupposti perché il perimetro occupazionale nazionale sia salvaguardato ci sono, basta volerlo e rivedere alcune scelte fatte tempo fa.

Una mobilitazione sindacale, delle lavoratrici e dei lavoratori e delle istituzioni locali è quanto mai necessaria, muoversi prima che sia troppo tardi scrivevo meno di due mesi fa e oggi quell’urgenza è ancora più pressante.

La situazione è decisamente poco chiara. Comdata è un’azienda in continuo movimento strutturale, si alternano delocalizzaioni ad acquisizioni, chiusure e aperture, all’estero e in Italia, che il comunicato Cobas ben riassume.

 

Giovedì 10 maggio si terrà a Roma il Coordinamento Nazionale delle RSU di Comdata, e per il 15 maggio la Cobas ha chiesto un incontro in Regione Piemonte presso Commissione Lavoro.

E’ tempo di una reazione forte, di uno sciopero nazionale per accendere i fari sulla situazione di un’azienda che conta migliaia di dipendenti in Italia, ma per questo ci vuole un sindacato determinato e lavoratori consapevoli della propria condizione, del rischio e dei diritti.

Cadigia Perini