Comincia la Fase2, ma il Comune d’Ivrea non sembra avere ancora un piano

L’annuncio delle misure di sostegno al commercio ricalca, in sostanza, le linee guida della delibera comunale d’inizio marzo senza aggiungere molto di più. Cosa verrà fatto per contrastare la crisi economica e sociale? PD e ViviamoIvrea provano a dare consigli, ma Lega e maggioranza tacciono. Slitta a oltre metà maggio il prossimo Consiglio Comunale

Dal 4 maggio è ufficialmente partita la cosiddetta Fase2 della gestione dell’emergenza Covid-19: diverse misure restrittive sono state allentate, rendendo possibili alcuni spostamenti precedentemente vietati (l’ormai famosa “visita ai congiunti”) e si stima che la ripresa di innumerevoli aziende e attività commerciali mobiliterà almeno 4,4 milioni di lavoratori in tutta Italia. Si attende da un momento all’altro il “varo” del Decreto Maggio (da Decreto Aprile che sarebbe dovuto essere), ovvero il pacchetto di regole e risorse per accompagnare economicamente la buona riuscita della Fase2: Reddito di Emergenza, estensione della platea di beneficiari del Reddito di Cittadinanza, proroga degli ammortizzatori sociali Covid fino ad ottobre, proroga della moratoria sui licenziamenti, incentivi e aiuti alle imprese.

Anche la Regione Piemonte prova a organizzare i passi successivi, annunciando in queste ore la sottoscrizione di un accordo con le organizzazioni di categoria legate al commercio che dovrebbe portare all’erogazione di 88 milioni di euro a fondo perduto per bar, ristoranti, gelaterie, pasticcerie e altre categorie.
Mentre tutti gli attori istituzionali spostano risorse e si adoperano per studiare misure di sostegno ad una, se pur lenta, ripresa, il Comune d’Ivrea muove ora i primi passi, annunciando misure di intervento e di sostegno al commercio; azioni che non possono che essere accolte che con benevolenza, ma che poco o nulla aggiungono all’atto di indirizzo che la giunta Sertoli aveva approvato l’11 marzo scorso e che anzi, ricalcano quasi interamente quel documento.

Di quali misure di sostegno al commercio parliamo?

Il settore del commercio copre in Canavese circa un quarto della torta di imprese registrate alla Camera di Commercio di Torino ed è quindi più che motivata e comprensibile la scelta di far cominciare la Fase 2 da qui. Per voce della neo-assessora al commercio Costanza Casali il Comune si muoverà su tre fronti: una revisione delle leve fiscali, l’istituzione di un meccanismo di scontistica per incentivare i consumi denominato “Dai e riavrai” e l’individuazione di una piattaforma online gratuita per dar vita ad una versione online dei negozi cittadini.

Le leve fiscali su cui l’ente locale interverrà saranno: riduzione della Tari (tassa sui rifiuti) e slittamento delle rate, gratuità del canone del suolo pubblico per i dehors e per le tende e contributo sui diritti per le pubbliche affissioni di locandine per la promozione della propria attività. La campagna “Dai e riavrai“, invece, dovrebbe garantire uno sconto del 20% su acquisti futuri a fronte di una spesa di almeno 50€ effettuata all’interno di un negozio extra-alimentare della città d’Ivrea: lo sconto potrà essere consumato all’interno di un’attività aderente all’iniziativa e potrà essere ritirato presso gli uffici comunali (con un tetto massimo di 200€ per scontrino).

I tanti “fronti dell’emergenza” ancora scoperti: cosa aspetta la giunta Sertoli a chiarire le sue intenzioni?

Nonostante le buone intenzioni, ci sono seri dubbi che questa misura possa diventare un “volano per l’economia” (parole dell’assessora Casali). Far ripartire i consumi è l’abc di ogni ricetta economica (per lo meno di un sistema economico che non riesce a sopravvivere senza), ma c’è da chiedersi se il progetto “Dai e riavrai” sarà sufficiente a convincere le persone a spendere e comprare. Un’indagine realizzata a fine aprile per Facile.it da mUp Research e Norstat e ripresa sul quotidiano La Stampa ha infatti messo in luce un dato allarmante: sarebbero oltre 890mila le famiglie italiane che hanno visto calare il proprio reddito a causa del Covid-19. Se a questi numeri aggiungiamo le 12.880 domande pervenute al 17 aprile all’INPS eporediese per beneficiare dell’indennità di 600€ prevista dal decreto Cura Italia è chiaro che la capacità di spesa delle famiglie per provvedere ai propri bisogni si è improvvisamente ridimensionata. In alcuni casi quasi annullata, se consideriamo l’enorme mole di lavoro che la Croce Rossa d’Ivrea e la Caritas hanno messo in piedi per raccogliere più di 25 mila chili tra alimenti e prodotti per l’igiene e per distribuire tre “pacchetti spesa” mensili anziché due (com’era prima dell’emergenza).

Non serve certo il parere di un economista per intuire che la ragione di questo “arretramento sociale ” sia dovuto alla mancanza di lavoro. I Comuni sono, purtroppo, sprovvisti di strumenti efficaci per fronteggiare quest’emergenza, ma ciò non significa che non possano attivarsi per invertire trend in atto. In passato, dopo la crisi finanziaria del 2008, il Comune d’Ivrea si dotò di un Osservatorio del Lavoro con il compito di svolgere un’attività di indagine i cui risultati venivano illustrati in un report con cadenza semestrale in grado di restituire una fotografia dell’andamento occupazionale del territorio, utilizzo degli ammortizzatori sociali, situazione delle aziende e dell’andamento demografico. Sarebbe importante, in questa fase storica, ripristinare un Osservatorio territoriale del genere; ancor più significativo se la proposta partisse dai sindacati.

A questo silenzio se ne aggiunge un secondo che ci si augura possa essere sciolto all’interno del Consiglio Comunale previsto inizialmente per l’11 maggio, ma già slittato di almeno una settimana. In quell’occasione la giunta dovrà presentare il conto consutivo, riportando tutte le entrate effettivamente incassate dall’ente comunale e tutte le spese da esso sostenute. Sarà l’occasione per conoscere quante risorse sono avanzate (il cosiddetto avanzo di bilancio) e per capire come la giunta intenderà utilizzare quel denaro. L’avanzo di bilancio, tuttavia, potrà servire tutt’al più come forma di sostegno pubblico temporanea da destinare laddove emergeranno situazioni di criticità, ma non come pianificazione duratura e virtuosa per restituire vitalità all’economia e al lavoro territoriale. L’altro abc, in questo caso, consisterà nel capitolo investimenti.

Il piano investimenti 2020/2022 prevedeva, per l’anno in corso, circa 4,8 milioni di euro da destinare in buona parte al comparto manutenzioni, con qualche eccezione: messa a norma della Biblioteca (440mila euro), nuovo Hub Culturale (112mila), realizzazione paratia mobile Impianto Canoa (380mila), intervento di recupero Palazzo Giusiana (86mila), manutenzione straordinaria Castello (200mila), lavori Asilo Nido Olivetti (335mila + 725mila provenienti da bando regionale). L’intenzione è quella di confermare il piano come se nulla fosse successo tra il pre e il post coronavirus o di intervenire sulle varie voci per rivedere gli investimenti? Gira e rigira il punto centrale è sempre legato alla domanda: cosa vuole diventare questo territorio? Senza capacità di sguardo futuro, infatti, si finisce per amministrare l’ordinario.

Le opposizioni “consigliano”, ma i gruppi di maggioranza (Lega in primisi) tacciono

C’è da scommettere che nessuna forza politica vorrebbe trovarsi, in questo momento, alla guida di una città: gli strumenti a disposizione sono pochi, le risorse sempre difficili da reperire e le idee scarseggiano. Nessuno si era mai trovato ad affrontare una crisi di quest’entità e ogni critica che può essere mossa alla giunta Sertoli viene fatta con la consapevolezza che Ivrea non fa eccezione rispetto gli altri comuni italiani: nessun comune sa da dove cominciare e quali strumenti mettere in campo.

Proprio la mancanza di punti di riferimento accresce il valore dei “consigli” che le opposizioni stanno cercando di offrire al Sindaco per cominciare bene la Fase 2. Una settimana fa il Partito Democratico d’Ivrea aveva elaborato un elenco di punti per «dare un sostegno alle famiglie più duramente colpite e dal dare un contributo per quanto possibile alla tenuta economica della città»: contrastare la povertà, avviare lavori e investimenti già programmati, sbloccare risorse accantonate e non ancora utilizzate, rateizzare e dilazionare i canoni d’affitto per gli esercizi commerciali e residenze private popolari, rimodulare piani tariffari di concerto con società partecipate e concessionarie di servizi pubblici e altro ancora.

Anche Viviamo Ivrea ha indirizzato una lunga ed esaustiva lettera al Consiglio Comunale e agli Amministratori dell’Area Omogenea eporediese dal titolo “non torniamo alla normalità perché la normalità è il problema” e contenente le seguenti proposte: veloce ripresa dell’attività consiliare e delle commissioni, dare vita a politiche pubbliche di vasta area, pretendere DPI per lavoratori sanitari e incrementare l’uso dei tamponi, nonché sondare la disponibilità dell’Ostello Stadio della Canoa come luogo temporaneo per accogliere infermieri, O.s.s. e personale sanitario in trasferta, sgravare costi della TARI verso quelle attività che non hanno potuto produrre, promuovere commercio di prossimità e i produttori locali, valutare una temporanea riconversione delle mense scolastiche (attualmente chiuse) in servizi di ristorazione take away o per servizi a domicilio, intraprendere “gesti di coraggio” come sollecitato da Legambiente per promuovere una mobilità sostenibile (un aspetto, quello dei trasporti, cruciale in questa seconda fase) e altri ancora.

Al di là dei contenuti, che ci si augura possano approdare presto in Consiglio Comunale, ciò che desta vergogna è la totale mancanza di risposta da parte dei gruppi consiliari di maggioranza, maestri del silenzio anche quando ci sarebbe più bisogno di un confronto aperto e stimolante. Al “protagonismo tuttofare” di Sertoli (in prima linea in questi due mesi nella distribuzione delle mascherine nonché nei video-messaggi Youtube) è seguita un’eclissi pubblica della giunta e della maggioranza. Non un cenno, non una lettera di risposta, non un video o una diretta facebook. L’unica “premura” di cui si è recentemente fatta protagonista la consigliera della Lega Anna Bono (con il plauso del deputato Giglio Vigna) riguarda l’adesione alla protesta “Abbandonati dal Governo” che la Lega ha messo in circolo sui social network questa settimana con l’hashtag #giùlemanidalpiemonte.

Peccato che le principali inadempienze e ritardi nella gestione dell’emergenza sanitaria (si pensi alla disastrosa gestione delle RSA) siano imputabili proprio alle Regioni, in primis Piemonte e Lombardia. La sanità, infatti, è amministrata a livello regionale e alla guida del Piemonte c’è un presidente espressione della coalizione sostenuta dalla Lega e l’assessore regionale alla sanità è uomo della Lega.

In questo caso, è veramente il caso di dirlo, un po’ di silenzio non sarebbe guastato.

Andrea Bertolino