Consorzio InReTe: “sottoprefettura locale” o promotore di esperienze e pratiche innovative nel rapporto territorio/migranti?

Da sette mesi della gestione di gran parte dei CAS dei migranti nell’Eporediese si occupa il consorzio servizi sociali. Situazione, difficoltà e primo bilancio in questa intervista con Ellade Peller, Maria Grazia Binda e Patrizia Merlo

Ellade Peller, presidente del Consozio In.Re.Te.

Deciso dal gennaio dello scorso anno, è passato il primo luglio del 2017 dalla Prefettura di Torino al Consorzio In.Re.Te. (che gestisce i servizi sociali di Ivrea e altri 50 Comuni dell’Eporediese) il compito (e conseguenti risorse) di effettuare le convenzioni (e conseguente controllo) con i soggetti (cooperative, associazioni, imprese) per la gestione dei CAS [Centri di Accoglienza Straordinaria] del territorio.
A In.Re.Te., rappresentato dalla presidente Ellade Peller, insieme alla responsabile dell’area “inclusione e reti territoriali” che include le attività connesse al monitoraggio dell’accoglienza, Maria Grazia Binda, e al direttore del consorzio, Patrizia Merlo, abbiamo posto alcune domande su questi primi 7 mesi di esperienza.

Perché avete scelto di fare un bando a cui potevano accedere più operatori per la gestione del CAS per i complessivi 520 richiedenti asilo o protezione umanitaria assegnati al nostro territorio? Non sarebbe stato più facile, come peraltro hanno fatto altri consorzi, avere un unico interlocutore, anche magari sotto forma di raggruppamento temporaneo di imprese?
Nell’ambito dell’assemblea è stato individuato un “tavolo politico” composto da 14 rappresentanti dei Comuni del territorio del consorzio che ha fornito le indicazioni e le linee di indirizzo per l’avvio della procedura di gara per l’affidamento del servizio di accoglienza scegliendo di partire dalla situazione esistente di vari soggetti operanti nel territorio. Tale scelta partendo dalla valorizzazione dell’esistente si pone l’obiettivo di accompagnare in un percorso partecipato i diversi operatori per un confronto che vuole affrontare e superare le difficoltà esistenti e creare un modello comune, condiviso e virtuoso. Il Consorzio IN.RE.TE. ha valutato di assumere direttamente la regia di questo complesso processo piuttosto che avere un rapporto con un interlocutore unico che più facilmente sarebbe forse portato a rappresentare la media di qualità dei diversi operatori riuniti.

Quanti e quali operatori hanno partecipato al bando e di quante persone si occupano?
Sono state presentate 8 domande, di cui una arrivata oltre i termini, per cui sono alla fine sette gli operatori con i quali è stata fatta una convenzione, con forma sociale diversa (cooperativa, associazione, società), che attualmente si occupano di 282 richiedenti asilo o protezione: MaryPoppins, Pollicino, Agathon, Argonauti, L’Accoglienza, Mastropietro e Valdocco. Altri 69 sono gestiti dagli SPRAR [Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati] già operanti da anni a Ivrea, Borgiallo e Colleretto Castelnuovo, mentre un altro SPRAR è previsto ad Alice Superiore (già approvato per 24 posti) e altri dovrebbero partire a Cossano, Burolo e Borgofranco.
Sono presenti sul territorio altri 5 CAS che non rientrano nella gestione consortile, ma proseguono con la gestione diretta a carico della Prefettura di Torino tra questi il CAS gestito da “Isola di Ariel” (che ha scelto di non partecipare al bando) la quale prosegue, ospitando i migranti presso l’hotel Eden di Ivrea.
L’obiettivo congiunto Prefettura – Consorzio – Comuni è di arrivare alla gestione diretta di tutti i posti CAS non appena saranno disponibili sul territorio. Si rileva infatti la difficoltà a raggiungere i numeri previsti perché mancano gli alloggi, o, meglio, i proprietari disponibili ad affittare, agli altri operatori convenzionati con In.Re.Te. E ci auguriamo che abbiano effetto gli appelli dei sindaci del territorio perché si trovino altri alloggi da affittare. L’obbiettivo è realizzare pienamente, anche per il centinaio di posti che mancano, quell’accoglienza diffusa che è alla base del bando del consorzio e che viene attuata dagli operatori: unità abitative con massimo 6 ospiti, non più di un alloggio nello stesso condominio, un massimo di 30 ospiti in particolari realtà collettive (è il caso della parrocchia di Montalto Dora e di Settimo Vittone). Al momento sono 44, tra alloggi e strutture, i luoghi dell’accoglienza nel territorio.

Sono 520 i richiedenti asilo o protezione umanitaria assegnati a questo territorio

E il caso dei due appartamenti in uno stesso condominio a Ivrea, alla Fiorana, che fu oggetto di una pesante (strumentale?) polemica da parte di alcuni residenti?
Si trattava di una situazione preesistente, che peraltro è stata risolta.

Quando pensate o sperate di risolvere il problema “hotel Eden”, arrivando a un controllo di tutta l’attività di accoglienza nel territorio?
Speriamo di poter arrivare entro l’estate, e magari anche prima, al raggiungimento degli standard indicati nella nostra convenzione per tutta l’accoglienza ai migranti nel nostro territorio. L’appello dei sindaci perché si affittino degli alloggi pare stia avendo effetti positivi, poi ci sono progetti significativi ed in via di espansione come ad esempio quanto promosso dall’associazione Mastropietro in val Chiusella.

La data di inizio della vostra gestione dei CAS è il 1° luglio 2017, quando è iniziata l’attività del gruppo di monitoraggio?
L’attività è stata garantita sin dall’avvio dell’affidamento ed è stata inizialmente svolta da personale interno a In.Re.Te., con difficoltà facilmente comprensibili in quanto l’attività si è aggiunta ai servizi già in carico ai singoli operatori. Da gennaio di quest’anno si è costituito un gruppo vero e proprio che si avvale di 40 ore settimanali complessive di collaborazione di tre persone esperte (laureati in scienze sociali) della cooperativa Orso. Il gruppo (o team che dir si voglia), insieme alla referente del consorzio provvede al monitoraggio con sopralluoghi in tutti gli alloggi, a visite ispettive occasionali e a condurre il percorso di accompagnamento continuo anche attraverso l’incontro mensile con tutti gli operatori.
In questi mesi sono stati elaborati strumenti di lavoro e schede di monitoraggio per rilevare tutti gli aspetti dell’accoglienza che devono essere garantiti. Inoltre si sta dando attuazione alla normativa ministeriale che, da dicembre, ha uniformato la rendicontazione relativa alla certificazione delle spese sostenute dai gestori dei CAS per le attività di accoglienza predisponendo un modello da adottare in modo comune.

L’Hotel Eden d’Ivrea

Quante visite sono state fatte presso le cooperative e presso le residenze e quante irregolarità e di che tipo sono state rilevate (ed eventualmente sanzionate) rispetto alla convenzione?
Negli appartamenti sono stati effettuati numerosi sopralluoghi, ma non sono state rilevate significative irregolarità, né sulla gestione delle presenze (che vengono comunicate giornalmente), né sulle condizioni alloggiative. Peraltro, in questi mesi sono stati richiesti tutti gli adeguamenti necessari a quanto previsto dal capitolato ed inoltre ogni nuovo alloggio proposto dagli operatori viene prima sottoposto ad una verifica da parte del consorzio.

Come viene utilizzata la somma pro-capite al giorno attribuita a In.Re.Te.?
Al Consorzio è riconosciuta una quota giornaliera per i posti effettivamente coperti pari a 80 centesimi che si traduce in una somma massima di meno di 7mila euro al mese che viene utilizzata per il servizio di monitoraggio e rendicontazione esternalizzato e per le onerose attività svolte dal consorzio con personale dipendente. Si tenga presente che le risorse da ricevere per la gestione dell’accoglienza (circa 6 milioni annui) determinano quasi il raddoppio del bilancio del consorzio (che era di circa 7 milioni).

Esiste un tavolo comune di discussione e confronto tra gli operatori e il consorzio?
Si, si riunisce mensilmente ed è lo strumento per favorire il percorso partecipato e condiviso per la realizzazione di un modello di micro e diffusa accoglienza di cui parlavamo prima. E anche l’occasione per ascoltare e aiutare a superare eventuali difficoltà, come, ad esempio, il rapporto con i servizi sanitari, con l’Agenzia dell’entrate, con il CPIA ecc. per favorire il confronto e la collaborazione tra i diversi operatori e condividere buone prassi.

Avete coordinato attività con le agenzie formative, nello specifico il CPIA [Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti]?
La normativa prevede l’insegnamento dell’italiano per 10 ore a settimana, ma il CPIA non riesce a fornirle tutte vista l’elevata richiesta territoriale. Al momento i gestori si comportano in modo diversificato cercando di integrare quanto garantito dal CPIA con attività interne al CAS. La questione della formazione linguistica è centrale ed è oggetto di approfondimento all’interno del tavolo mensile di coordinamento.

L’attuale sede del Consorzio In.Re.Te.

Avete contatti con le associazioni del terzo settore e del volontariato presenti sul territorio (come peraltro previsto dallo stesso Piano Nazionale d’Integrazione di Minniti)? E con le associazioni imprenditoriali di categoria?
I gestori hanno costruito nel tempo contatti e reti di collaborazione con il terzo settore e le associazioni di volontariato come previsto sia dalla normativa che ribadito in sede di gara. Il Consorzio mantiene contatti e incontri con l’Osservatorio Migranti e anche questo tema è oggetto di riflessione all’interno del già richiamato tavolo di coordinamento.

Dalle cartelle personali degli ospiti non è possibile capire quale sia il livello di istruzione di ciascuno, cosa ognuno sappia già fare, quali problemi personali o di salute abbia, potendo così organizzare o stimolare le attività formative professionali e linguistiche? E non ditemi che si tratta di “dati sensibili” perché il consorzio ne tratta continuamente per la sua attività e, rendendoli disponibili, ovviamente in forma aggregata anonima, sarebbero utili per l’indirizzo formativo, anche al volontariato.
Le cartelle degli ospiti – fascicoli personali sono conservati presso le sedi dei CAS e costituiscono un importante lavoro di conoscenza delle storie personali, sotto molteplici aspetti (anagrafici, sanitari, storia personale, formazione scolastica) delle persone ospitate. E’ compito dei soggetti gestori attivarsi per la realizzazione delle attività più rispondenti ai bisogni dei singoli e il Consorzio ha avviato con i singoli gestori il monitoraggio sulle attività di progettazione individuale.
Il Consorzio già dispone attraverso la raccolta quotidiana delle presenze dei dati anagrafici e di provenienza e l’elaborazione dei dati raccolti attraverso la scheda di monitoraggio permette di disporre dei dati relativi alle diverse attività realizzate a favore degli ospiti.

Se il passaggio del controllo sull’attività delle cooperative, associazioni e società che gestiscono i CAS dalle Prefetture a organismi territoriali (siano essi Comuni o consorzi) è da tutti salutato come un fatto positivo, questo non automaticamente comporta però un avvicinamento alla comunità locale, passo indispensabile per ridurre gli allarmi (veri o strumentali) generati dall’arrivo di migranti in un territorio. Molto dipende da quanto l’organismo territoriale si dimostra in grado di rapportarsi ai cittadini o, quanto meno, alla parte attiva della cittadinanza.
Ed è proprio questo il terreno sul quale pare maggiormente in difficoltà il consorzio In.Re.Te., che ha senza dubbio lavorato e sta lavorando perché l’accoglienza di migranti nell’Eporediese sia decorosa, diffusa, corretta (senza speculazioni) e per prevenire episodi (reali o strumentali) di rifiuto e imbarbarimento della comunità. Ma, come forse emerge anche da questa intervista, pare non rendersi conto del ruolo più incisivo che potrebbe svolgere nel migliorare la qualità dell’accoglienza e favorire processi di inclusione. Processi che vanno avanti ugualmente, qui come altrove, grazie all’iniziativa di alcuni degli operatori coinvolti nella gestione, di alcune associazioni di volontariato e singole persone di buona volontà. Processi che da un organismo istituzionale locale, qual è il consorzio In.Re.Te., potrebbero ricevere spinta e sostegno, come peraltro recentemente ascoltato proprio a Ivrea (il 17 febbraio scorso) dalle esperienze di rappresentanti di altri enti territoriali locali.
Ora, fare il proprio lavoro per bene è certamente già un risultato apprezzabile (anche se sarebbe almeno necessario rendere pubblici periodicamente tutti i dati relativi ai migranti nel territorio e alle reali condizioni in cui si effettua l’accoglienza, per arginare la crescita delle leggende metropolitane), ma rimane il rammarico che, forse, un pochino di spirito di iniziativa in più, di assunzione di un ruolo più attivo, di direzione e coordinamento, insieme a una maggiore e strutturata apertura alle forze sociali locali, potrebbero oggi contribuire a rafforzare ed estendere quei processi di inclusione sociale già in atto. Aiutando a far sì che questo territorio riacquisti la considerazione di sé come luogo di accoglienza, apertura e sperimentazione di processi sociali innovativi. E questo nonostante e, anzi, proprio in risposta ai segnali contrari che sembrano arrivare dagli umori emersi anche qui dalla recente consultazione elettorale.

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