Giunta di Ivrea: ci sono o ci fanno?

Non bastasse il Covid a precarizzare la vita di tutti, l’amministrazione comunale eporediese si inventa nuovi ostacoli pur di lasciare lo ZAC nell’incertezza e nell’impossibilità di progettare.

Chi ha creduto finora che l’assessora (da dieci mesi anche vicesindaco) Elisabetta Piccoli fosse almeno una meticolosa amministratrice di condominio (e quindi funzionale a una città che si tende a ridurre a questo), dovrà ricredersi dopo la performance nel consiglio comunale del 28 dicembre scorso (è possibile ascoltare la registrazione del consiglio dal minuto 31’.53” sino all’ora 1.02’.27” a questo link) in risposta a un’interpellanza del capogruppo PD, Maurizio Perinetti, sul contratto di comodato tra il Comune e la cooperativa ZAC per la gestione dei locali del Movicentro.

Ma andiamo con ordine.
L’interpellanza di Perinetti, ricordando la promessa del sindaco (garante personalmente di un nuovo bando addirittura entro il luglio 2020) e l’assicurazione dell’amministrazione che entro l’anno avrebbe indetto una nuova gara per l’assegnazione dei locali del Movicentro, chiede “a che punto è la risoluzione dei problemi che impedirebbero la promulgazione di un nuovo bando” e se non sia il caso di “addivenire a una proroga del contratto per un tempo adeguato a mettere in condizione chi gestisce le attività allo ZAC a non operare in condizioni di estrema precarietà”.

A Perinetti risponde l’assessora Piccoli sostenendo che è «un guazzabuglio» e «ci sono stati colpi di scena che hanno complicato» la prevista sistemazione di «un pasticcio del passato»: la mancata costituzione del diritto di superficie da parte del Comune di Ivrea. E “il colpo di scena” sarebbe, per Piccoli, che non sarebbe stata fatta una variante al Piano Regolatore, un passaggio fondamentale dell’accordo del 2002 con Ferrovie dello Stato (poi divenute RFI) per costituire il diritto di superficie del Comune sull’immobile in cambio di un aumento di valore, attraverso il cambio di destinazioni d’uso, dell’area della stazione ferroviaria. «Nonostante siano mesi che mettiamo sottosopra il Comune, non abbiamo trovato i documenti», dice Piccoli, dilungandosi poi nella storia dell’area a partire dal 2000, dall’accordo di programma sulla mobilità del Comune di Ivrea con la Regione Piemonte che prevedeva il Movicentro, sino al 2015 quando RFI si è accatastata l’intera area.

Ma il colpo di scena vero è nella replica di Perinetti che mostra come sia facilmente verificabile che la variante al Piano Regolatore è stata fatta a suo tempo, nel 2004, e abbia previsto il cambio di destinazioni d’uso dell’area richiesto dalle ferrovie per concedere il diritto di superficie al Comune. Si tratta, spiega Perinetti, «della variante del Piano Particolareggiato dell’area Montefibre (noto come PP3) approvata in via definitiva dalla Regione nel 2004». E, ricorda il capogruppo PD, «secondo quanto previsto dalla Legge Urbanistica Regionale le varianti ai Piani particolareggiati costituiscono anche “Variante di Piano Regolatore”, senza necessità di ulteriori passaggi regolamentari».
In quella variante era anche prevista la costruzione del Movicentro e il cambio delle destinazioni d’uso sugli stabili e le aree della stazione, come le Ferrovie chiedevano in cambio della concessione del diritto di superficie dell’area al Comune di Ivrea.
«Tale variante – aggiunge Perinetti – fu operativa ancora nel vecchio Piano Regolatore, il Piano Bertola, essendo il nuovo piano entrato un vigore solo nel 2007. Nel nuovo Piano Regolatore, il Piano Campus Venuti, le destinazioni d’uso sulle aree delle ferrovie furono recepite, in particolare nelle norme di attuazione all’art. 64.02». Norme che «si possono trovare facilmente consultando il Piano Regolatore in vigore», come ha modo di far notare en passant il consigliere Comotto.
Una vicenda che Perinetti commenta così: «ho tanto la sensazione che il vero problema sia purtroppo di natura ideologica: a questa maggioranza l’esperienza ZAC proprio non va giù. Certo è che questa amministrazione ha preso un “abbaglio” e preoccupa seriamente l’incompetenza che stanno dimostrando».

A rendere più cocente lo sbugiardamento dell’assessora Piccoli e dell’amministrazione comunale arriva qualche giorno fa Ferservizi (impresa delle Ferrovie dello Stato che si occupa del patrimonio) che conferma di non essere in attesa di alcuna variante del PRG di Ivrea per procedere alla cessione del diritto di superficie al Comune, ma solo di una perizia che, in sostanza, misuri il valore di questa cessione con quello ricevuto attraverso il cambio delle destinazioni d’uso (determinato dalla variante del 2004, ripresa nel Piano Regolatore in vigore).

La vicesindaco Piccoli il 28 dicembre diceva di aspettare per i giorni immediatamente successivi un parere legale richiesto dall’amministrazione comunale.
Intanto nei prossimi giorni affronterà la questione anche la commissione comunale assetto del territorio, alla quale dovrebbero essere invitati anche gli assessori all’urbanistica delle precedenti amministrazioni.

Staremo a vedere cosa uscirà di nuovo dal cappello dell’amministrazione per mantenere a bagnomaria lo ZAC, uno “spazio di comunità” che evidenzia oggi, più e meglio di qualsiasi altra esperienza locale, quanto sia necessario e anche possibile costruire cittadinanza attiva attraverso la mescolanza di sensibilità, “buone pratiche” e attività sociali e culturali.
Uno spazio prezioso per la qualità del vivere civile che, invece di essere valorizzato e sostenuto dall’amministrazione della città, si trova ad essere, suo malgrado, oggetto delle divergenze nella maggioranza tra quanti lo vedono come il fumo negli occhi e, potendo, lo distruggerebbero con le ruspe, e quanti, convinti di essere arrivati a “mettere ordine in un Comune per troppi anni in mano a incompetenti di sinistra”, cercano di mediare in qualche modo il furore ideologico dei primi.
Oltre a un susseguirsi di figuracce (anche divertenti, per i pochi che le guardano), il risultato è un concentrato di incompetenza e di inconsistenza disarmanti che, al momento, costituisce il tratto distintivo di questa amministrazione e il segno più evidente del degrado nella gestione della “cosa pubblica” locale.
ƒz