La violenza di gruppo che interessa la maggioranza del nostro Consiglio Comunale

Un ordine del giorno surreale votato dalla maggioranza fa discutere chi si occupa sul serio di violenza contro le donne

Durante l’ultimo Consiglio Comunale del 31 gennaio è stato presentato, dai/dalle consiglieri/e di Lega Salvini Piemonte, Gruppo Misto e Insieme per Ivrea, un ordine del giorno sul tema della violenza, ispirato dai fatti accaduti a Milano nella notte di Capodanno (e da quelli di Colonia nel 2016).
Detto così, potrebbe anche sembrare buona cosa, se non fosse che il contenuto del documento esprime un livello davvero deprimente sia sulle modalità di trattare il tema, sia sulla conoscenza del fenomeno della violenza in sé, nonché una dose di razzismo specifico contro “l’uomo nero” e per giunta musulmano. Perché dare addosso a chi arriva da fuori è sempre molto più facile che affrontare i problemi in maniera complessa, tali come si presentano. Il fenomeno contro cui i suddetti e le suddette consiglieri e consigliere vogliono che il Sindaco e la Giunta si impegnino è quello chiamato “taharrush jama’i” (molestie collettive). Di questa pratica ci viene fornita la storia che vede la sua origine nell’Egitto delle Primavere Arabe, durante le manifestazioni di piazza, da parte della polizia. E ovviamente vede le donne come bersaglio da colpire attraverso accerchiamento e “violenza di gruppo” (abbiamo una definizione anche in italiano) usate per colpire l’ardire delle stesse a voler essere indipendenti e libere di manifestare.
Queste informazioni circa la pratica in questione, in versione esotica, sono fornite dalla consigliera Bono, esperta africanista (a suo dire), alla quale siamo sempre grati e grate per le pillole di conoscenza specifica che ci regala. Peccato che, a ben vedere, non aggiungano nulla a quanto possa essere etichettato come “violenza” e attribuito a qualsiasi uomo (non importa di che nazione o credo religioso) che agisce da solo o in gruppo.
Ciò che all’esperta sfugge è che, se il tema è la violenza, ahimè, quella non ha colore o etnia, né tantomeno religione, ma si estende, come una macchia uniforme, trasversalmente. Il fenomeno di cui ci rende edotti/e è sicuramente molto interessante, a livello socio-antropologico, ma sicuramente irrilevante a livello di studio e prevenzione contro la violenza di genere, perché non occorre essere esperti/e di qualcosa per vedere le analogie e i minimi comuni denominatori nei vari episodi di violenza (singola o di gruppo che sia) di cui tutti i giorni leggiamo.
La violenza contro le donne è un tema molto grave che colpisce in maniera terribile tutte le culture e tutte società. In un certo senso è inclusivo: nessuna società se ne tira fuori. La battaglia è lunga e irta di ostacoli e non è certo utile segmentarla in base alle proprie idiosincrasie, a maggior ragione se esse servono i dettami di certi partiti a cui piace mettere zizzania e fomentare l’odio tra cittadini e cittadine di diversa provenienza. È oltremodo disgustoso sia una donna a strumentalizzare il tema in modo così pericoloso, per non dire completamente insensato. Alcuni passaggi della mozione vale la pena citarli per evidenziarne la superficialità e la confusione: “La vittima viene svestita, subisce palpeggiamenti, percosse, morsi, penetrazioni digitali o con corpi estranei e, se ci sono condizioni di tempo, violenza sessuale vera e propria” Ci piacerebbe sapere la distinzione tra penetrazione e violenza sessuale vera e propria, solo per far notare la stortura più evidente.
L’ordine del giorno (passato con il voto favorevole di tutta la maggioranza, Sindaco incluso, contrario il gruppo del PD mentre i consiglieri Comotto, Viviamo Ivrea, e Fresc, M5S, sono usciti dall’aula prima del voto) prevede dunque che il sindaco e la Giunta mettano in atto “urgenti programmi in scuole, parrocchie, consultori, ambulatori, e che si debba riorganizzare il controllo del territorio con speciale attenzione a momenti di aggregazione, in una visione di prevenzione e tutela.” per quel tipo particolare di violenza (e gli altri tipi?), cioè quella perpetrata da un certo gruppo di “uomini” appartenenti a determinate culture, provenienti da specifiche aree geografiche e di uno specifico credo religioso. Chiedendo “alle istituzioni territoriali, Prefettura e Ministro dell’Interno di affrontare questo tipo di violenza senza sminuirne l’importanza e la specificità per timore di essere accusati di islamofobia e razzismo, di sollecitare moschee, centri di cultura e associazioni islamiche affinché collaborino e intraprendano a loro volta iniziative rivolte a giovani e famiglie al fine di delegittimare e prevenire simili comportamenti”.
In pratica: controllate i vostri maschi, neri, brutti, sporchi e cattivi. Che i nostri sono esempi di virtù e non toccherebbero mai una donna neanche con un fiore!
Questo sì che è senso della realtà! Era meglio quando la consigliera, impegnata a controllare le attività della cooperativa ZAC!, si cimentava con la fotografia dietro i cespugli.
Perché non invitare allora le forze dell’ordine a controllare anche le feste private in italianissime case di ragazzi, spesso di “buona famiglia” che potrebbero attirare ragazze al fine di drogarle ed usar loro violenza, cosa che sembra si stia purtroppo diffondendo? È meno grave?
Il fenomeno della violenza sulle donne va affrontato in maniera competente e sistematica, lo si sa ormai da tempo, così come da tempo molte organizzazioni ci lavorano in modo SERIO, cercando di fare informazione (vera) nelle scuole di ogni ordine e grado, senza distinzione di sorta (nelle parrocchie non sappiamo, nei consultori e negli ambulatori sicuramente sì).

Per fortuna anche sul nostro territorio La Casa delle Donne se ne occupa ed è a loro che si deve guardare se si vuole davvero affrontare il problema, magari iniziando col trovare una sede adeguata nella quale agire, un’azione sicuramente più alla portata della Giunta e del Sindaco rispetto a quanto previsto dal suddetto ordine del giorno.

Redazione

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