Manital, la crisi è profonda e il piano IGI non dà speranze

La conferenza di presentazione del piano industriale Manital non rassicura i lavoratori né gli osservatori attenti. Se va bene si salverà una mini-Manital, ma tutto è vincolato alla rinegoziazione dei debiti e alla sentenza del Tribunale di Torino sull’insolvenza. Cresce la preoccupazione e la rabbia dei lavoratori.

Con in sottofondo i tamburi dei lavoratori della MGC che per un più di un mese hanno presidiato il Castello di Parella, parte la conferenza stampa di ManitalIdea per la presentazione del piano strategico di rilancio 2020-2024. Per l’azienda parla il neo-AD, Luigi Grosso (già AD di MGC), assente il presidente Manital, nonché AD di IGI Investimenti, Giuseppe Incarnato. Il compito di Grosso è subito chiaro, magnificare il piano di rilancio, indorare la pillola, rintuzzare ogni obiezione, glissare le domande spinose, spostare responsabilità. Grosso esordisce dicendo che la nuova dirigenza si ispirerà alle tradizioni locali, conosce bene il concetto di “comunità” di Adriano Olivetti – “Ho letto tutto su Olivetti” – ci informa. Alla fine della sua relazione, al momento delle domande, in diversi gli hanno chiesto di non nominare Olivetti a sproposito (ricordando come già l’ex-presidente Cimadom faceva) parlando di un’azienda che non paga da mesi i suoi dipendenti, non versa i contributi, che trattiene le quote di chi ha attivato la cessione del quinto dello stipendo e non le versa alle finanziarie facendo finire i propri dipendenti negli elenchi dei cattivi creditori. No, Adriano Olivetti in tutto questo non c’entra.

Il piano di rilancio

Il piano approvato dall’assemblea dei soci di ManitalIdea lo avevamo già letto e commentato, l’amministratore delegato nella conferenza ha confermato, anzi rafforzato, la sensazione generale: Manital come la conosciamo, con i suoi 10.000 dipendenti, fornitore della pubblica amministrazione, radicata in Italia, non esisterà più. E non perché Incarnato e soci le cambieranno il nome, dal prossimo marzo diventerà Italmantec, ma perché il piano pone delle condizioni per la sua sopravvivenza assolutamente aleatorie.

Debiti e crediti

Perché il piano possa procedere occorre che i creditori di Manital accettino le sue condizioni di rinegoziazione: viene chiesta la rateizzazione in 72 mesi (6 anni!) sia dei “debiti pregressi di natura tributaria” (si parla di un debito verso l’agenzia delle entrate di 200 milioni per una cartella del 2003) sia dei “debiti chirografari di natura ordinaria e commerciale” (fornitori).  L’indebitamento al 30/9 esposto sul piano è di circa 46 milioni, ma Grosso in conferenza, dopo un po’ di resistenza, sbotta “non ho l’estratto conto!“, ma poi informa che l’indebitamento è arrivato a 60/65 milioni e potrebbe anche crescere. A questo si deve aggiungere la supermulta di circa 33 milioni, parte di una sanzione del totale di 235 milioni comminata a diverse aziende (tra le quali appunto Manital) per aver fatto cartello nella più grande gara europea, la Consip FM4 del valore di 2,7 miliardi. Manital chiede di non pagare la multa in cambio della “rinunzia definitiva e perpetua all’esecuzione delle gare Consip-MF4”. Una richiesta ridicola, se non fosse drammatica, le multe dell’Antitrust non si patteggiano, al massimo si possono contestare al Tar. Quella multa va dunque pagata e il debito si allarga. Nessun cenno nel piano ai debiti privilegiati dei lavoratori, per loro solo promesse a voce come il pagamento di tutto il dovuto entro il 20 dicembre.
Passando ai crediti, il piano parla di più di 100 milioni di crediti verso le controllate di cui quasi 76 milioni verso Manital Consorzio per le attività che ManitalIdea faceva per tutte le aziende consorziate. A quei 100 milioni si devono aggiungere i crediti verso la pubblica amministrazione centrale che ammontano a circa 17 milioni (11 dei quali solo dal ministero dell’istruzione).
I dati completi e verificati li ha in mano il Tribunale delle imprese di Torino che il 20 dicembre si pronuncerà sullo stato di insolvenza che potrebbe portare all’amministrazione controllata. Le sorti di Manital saranno perciò scritte nelle prossime due settimane, salvo rinvii del tribunale che nessuno auspica, prima di tutto i lavoratori.

Un passo indietro: perché IGI Investimenti ha comprato Manital?

Nell’estate la crisi di Manital esplode, i debiti crescono, le banche chiudono il credito, i fornitori e i lavoratori non vengono più pagati. Cimadom getta la spugna, decide (è obbligato) di vendere. E’ la tipica situazione che attira i fondi finanziari cosiddetti “private equity”, arriva così IGI Investimenti di Giuseppe Incarnato che con (pare) 50.000 euro il 16 ottobre compra Manital. Cimadom dichiarerà  «il miglior interlocutore viste le consolidate competenze di gestione nel rilancio e ristrutturazione di aziende». Cosa vuol fare IGI di Manital? Nella sua introduzione Grosso ha parlato di Smart Facility Management, di Smart City, di Internet of Things (IoT), e via di nuove tecnologie discorrendo. Modalità operative e competenze attualmente non presenti in Manital composta per la maggior parte da addetti alla manutenzione tradizionale e alle pulizie. L’AD ha poi confermato l’abbandono dei clienti della pubblica amministrazione quelli che oggi portano il 60% del fatturato. La situazione finanziaria vede un’alta esposizione debitoria, mancanza di liquidità, crediti faticosi da incasare. Il nome Manital verrà abbandonato, la sede legale da Ivrea spostata a Roma. Perché allora IGI ha comprato proprio Manital?
La domanda è retorica e la vera risposta non la dà il neo-amministratore delegato che prova a dire che le competenze si costruiscono e che il mercato privato anche estero (in Polonia, Romania, Svizzera, Austria, Azerbaigian) compenserà alla grande l’abbandono del pubblico. Ma è invece facile ipotizzare che vi saranno aziende di serie A, quelle che rimarranno nel gruppo (ManitalIdea, Vistaterra, Hortilus e Manital Consorzio) che molto probabilmente beneficeranno dei crediti, e aziende di serie B (bad company) sulle quali c’è da immaginare peseranno maggiormente i debiti senza responsabilità in solido della capogruppo (Grosso dice infatti che queste dovranno diventare “aziende a sé con una propria vita”).  Una lettura pessimista? No, piuttosto realista, basata su esperienze simili che han visto gli esiti nefasti di acquisizioni “miracolose” di aziende in crisi anche nel nostro territorio (OPComputer, Agile, CIC, solo per citarne alcune).

Occupazione

Leggendo il piano, il conto dei lavoratori coinvolti nella crisi Manital non torna, si parla di 3.847 occupati, mentre in dichiarazioni precedenti han sempre dichiarato 10.000 dipendenti. Grosso chiarisce che i numeri del piano fanno riferimento solo a ManitalIdea.  E gli altri? Sembra non sia un loro problema e non si riesce ad ottenere il quadro occupazionale presente e futuro del gruppo. Per quanto riguarda Ivrea, attualmente sono 77 i dipendenti nella sede di via Di Vittorio (che si ribalta nella tomba). Su Ivrea Grosso ha dichiarato che non sono previste riduzioni, anzi il numero di occupati aumenterà, e che stanno già ricercando degli ingegneri per la nuova mission aziendale.

MGC

Gli operai della MGC sono intervenuti alla fine delle conferenza per chiedere conto del pagamento di quanto loro dovuto (stipendi di agosto e settembre, importi mancanti di ottobre, contributi Cassa edile da marzo). All’inizio della conferenza Grosso afferma che i lavoratori MGC erano stati pagati lunedì 2 dicembre davanti al sindaco di Ivrea nel palazzo comunale, come se avessero saldato tutto. Poi per il mormorio in sala, ha dovuto correggere dicendo che era stato pagato ottobre. Nella realtà nemmeno ottobre è stato regolarmente pagato, perché i lavoratori si sono trovati buste paga non corrette, con giorni di sciopero mai fatte, con giorni di infortunio diventate mutua, ecc. Grosso si difende dicendo che i lavoratori non hanno comunicato ancora nessuna anomalia, quando invece tutte le discrepanze erano state subito segnalate dai lavoratori alla responsabile di cantiere che ha consegnato loro i listini paga. Ma principalmente l’AD Grosso in merito a quanto ancora i lavoratori devono ricevere ha ripetuto e sottolineato più volte che il sindaco di Ivrea (presente all’inizio della conferenza) ha riferito che Incarnato gli ha detto che entro il 20 dicembre i dipendenti MGC saranno pagati, “Lo ha dichiarato il sindaco – ribadisce Grosso a quei testardi di lavoratori – non l’ho dichiarato io. Oh, l’ha dichiarato il sindaco, io che c’entro!“.

Una situazione esplosiva

Da tutt’Italia ormai arrivano sul gruppo fb degli operai della MGC testimonianze di lavoratori Manital che non ricevono lo stipendio da mesi. Si trovano nella stessa situazione sia lavoratori impiegati presso le pubbliche amministrazioni sia presso clienti privati. Manital fra le altre cose sta perdendo grandi clienti privati che in questa situazione facilmente cambiano fornitore.
Monta la protesta e la mobilitazione, ai mancati pagamenti e alla perdita di clienti si aggiunge la preoccupazione per il passato di Incarnato che lo vede coinvolto del crac IDI (Istituto dermopatico dell’Immacolata Concenzione di proprietà vaticana), un buco da 650 milioni nel quale sono precipitati più di 1.500 dipendenti.
Preoccupazione ampiamente condivisa dai sindacati che in un loro comunicato unitario dichiarano «Lasciano molti dubbi e perplessità, gli strumenti, le soluzioni e la tempistica contenuti nel piano industriale approvato dall’assemblea dei soci: i debiti verso banche e finanziarie, i debiti di natura tributaria, la rinuncia alle gare Consip, i rapporti con le società consorziate. Il rischio è il continuo reiterare di comportamenti ed azioni volti a far pagare ai lavoratori una crisi in capo alla responsabilità del gruppo dirigente vecchio e nuovo dell’impresa. Manitalidea ha inviato alle committenze la “richiesta” di pagamento in surroga, sapendo che tale procedura richiede tempi e atti che non sono compatibili con la situazione drammatica in cui versano i lavoratori che da luglio non ricevono lo stipendio. Manitalidea sfugge dalla responsabilità sociale verso le migliaia di lavoratrici e lavoratori che in questi anni hanno contribuito a far crescere l’impresa.»

Per queste ragioni le lavoratrici e i lavoratori di Manitalidea e delle società del Consiorzio Manital saranno presenti martedì 10 dicembre a Roma, in piazza Santi Apostoli nell’ambito delle iniziative di mobilitazione di CGIL, CISL e UIL. E nella stessa settimana potrebbe esserci una nuova manifestazione a Ivrea.

Cadigia Perini